Giovanni Fantino, Cividale del Friuli (Ud)
Quante vicende come quella che lei ci racconta, caro avvocato Fantino, si scrivono ogni giorno e segnano in modo indelebile e comunque bello la vita di tanti? Quante famiglie si raccolgono attorno a un proprio caro ammalato per accudirlo con amore e dedizione infiniti, senza clamore, senza far trapelare neppure un po’ della silenziosa esemplarità delle loro scelte e dei loro gesti? Riconosco davvero nella storia che, con garbo ed emozione, ci segnala una delle espressioni più alte di quel bene, autentica «foresta che cresce», che cerchiamo di descrivere nelle nostre pagine e al quale continuiamo a dare spazio e voce. Perché, gentile amico, ciò che a volte appare «straordinariamente» positivo è più frequente e naturalmente presente nella vita della nostra gente di quanto ci induca a credere il cono di luce dei riflettori mediatici purtroppo concentrato quasi in permanenza sugli aspetti deteriori e avvilenti della vita quotidiana. Trovo perciò doppiamente giusto che il "distillato" di questa bellissima storia familiare, di quest’amore appassionato, consapevole e pieno, sia stato messo a disposizione di tanti, grazie alla testimonianza diretta di una protagonista. E già il titolo scelto – "I giorni dell’anima" – ci fa intuire la direzione preziosa della riflessione che nelle pagine del libro viene offerta. Grazie per avercene messo a parte.
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