domenica 10 febbraio 2013
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Caro direttore,
il Papa su Twitter ha smosso, suo malgrado, una cloaca di derisioni e insulti da parte di molti frequentanti del social network. Il seminatore della parabola evangelica getta il seme su qualsiasi terreno, senza economizzare. Ma se si accorgesse che esso cade su un terreno che non lo accoglie, è pensabile che sarebbe più accorto e si interesserebbe solo del terreno buono. Sembrerebbe quindi condivisibile l’appello apparso su alcuni giornali: «Salvate il Papa dal linciaggio su Twitter».
Fin qui il semplice e comune buon senso. C’è però anche un altro punto di vista: la 'pazzia' del Vangelo. Cristo non si sottrasse agli insulti e agli sputi. Forse, quando su Twitter si saranno esauriti per stanchezza i commenti pieni di bile e di demenza, potrebbe seguire una pausa di silenzio, qualcuno potrebbe 'rientrare in sé' e, come accadde per il centurione romano alla morte di Cristo, avere un svolta di riflessione e di resipiscenza. Forse i tempi bui che attraversiamo richiedono anche questo coraggio. La parola di Dio non può essere legata; essa è alla fine più tagliente di una spada. «Tutto io faccio per il Vangelo», dice san Paolo, che se oggi fosse vivo, certamente non esiterebbe a navigare nel web. Che ne pensa, direttore?
don Marino Tozzi, Terra del Sole (Fc)
 
Io mi fido del Papa, caro don Marino.
Quanto alle derisioni e agli insulti, lei lo sa meglio di me, tutto è già scritto. E visto che «a due a due» dobbiamo andare, credo che ogni buon cristiano possa e debba sentirsi un po’ il “secondo” di Pietro: su ogni strada del mondo, ognuno col proprio passo, anche su Twitter. Senza rinunciare mai a bussare, ad annunciare e a dialogare, ma saggi e umili nel ripartire scuotendo, se e quando è necessario, la polvere dai piedi.
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