Valter Bulanti
Caro direttore,di fronte alle proteste, minacce e violenze per l’annunciato - e mai effettuato - rogo, negli Stati Uniti d’America, di diverse copie del Corano - in nome del principio sacrosanto della libertà - la domanda che le persone laiche (non in senso antireligioso), razionali e intelligenti dovrebbero porsi è la seguente: «Sono veramente eguali tutte le religioni?». O, meglio ancora: «Cosa deve intendersi per religione?». A maggior chiarimento: «Ci sarebbe stata una protesta così generalizzata e violenta se, ad esempio, in una qualsiasi nazione della Terra, si fosse annunciato di voler bruciare la Bibbia?». La libertà, tuttavia, non è un diritto assoluto. Anche se, ad esempio, negli Stati Uniti è consentito bruciare la stessa bandiera americana! La mia libertà non può limitare la libertà degli altri. Questo principio è acquisito anche dal diritto positivo in quanto nelle nazioni liberali e democratiche la libertà del singolo trova un limite nel danno arrecato alla libertà altrui. Affinché, però, questo principio sia valido occorre che sia accettato da tutti, da tutte le parti in causa; da qui la sua codificazione in leggi. In parole diverse: la limitazione alla libertà ha un senso - non solo giuridico ma anche morale - se diritti e doveri sono equamente presenti e suddivisi. Ancora, questo principio può reggere solo in presenza di effettiva reciprocità. Reciprocità, conditio sine qua non per una giusta coesistenza, priva di soprusi e di sottomissioni, di violenza e di umiliazione. Ecco spiegati il significato profondo del valore della "reciprocità" e la sua valenza esistenziale. Valore terreno, immanente, ma anche - a dispetto di quanto si sente, erroneamente e stoltamente, affermare da falsi profeti - principio divino, soprannaturale. (Matteo 7:12) …«Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro; questo è infatti ciò che significano la Legge e i Profeti». Parole di Gesù Cristo, tratte dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 7.Mario Dionisotti, Dorzano (Biella)
Queste vostre lettere, cari amici lettori, sono arrivate sulla mia scrivania quando era ormai chiaro che nessun rogo pubblico di copie del Corano era stato effettuato in una sperduta cittadina americana e mentre le fiamme stavano drammaticamente divorando una scuola retta da missionari cristiani nella regione indiana (a maggioranza islamica) del Kashmir e alcune chiese venivano sottoposte a pesanti attacchi in un’altra zona dell’India a forte presenza musulmana (il Punjab) e nella città pakistana di Mardan. Facile e doloroso, qui, con voi, tirare le conclusioni. Il non-fatto – lo stolto e propagandistico progetto incendiario dell’oscuro pastore battista Terry Jones – si era consumato evaporando tra stordenti clamori mediatici. I fatti veri, le persecuzioni anti-cristiane, stavano accadendo di nuovo con incalzante evidenza. Il mio primo pensiero – da cristiano – è stato per le nuove sofferenze di quei nostri fratelli di fede. Il secondo – da giornalista – è corso alla reazione dei mass media: forse, mi sono detto, stavolta non saremo i soli a dare ampio e giusto risalto alla feroce ingiustizia degli attacchi contro le minoranze cristiane nei Paesi a maggioranza religiosa diversa. Il terzo pensiero è stato sconsolato e sconsolante: vuoi vedere che diranno che è tutta colpa della provocazione anti-islamica venuta da un cristiano d’America? Ma mi sono risposto subito: è impossibile, chiunque sia minimamente informato si renderà conto che queste persecuzioni sono le stesse di sempre, quelle che anche pochi giorni fa – e persino nel pieno del dramma dell’alluvione in Pakistan – hanno colpito comunità e villaggi cristiani, quelle che non hanno neanche bisogno di un appiglio per scatenarsi ciclicamente... Mi auguro che sia davvero così. Mi auguro che tutti abbiano gli occhi e che il dibattito sulla libertà religiosa nel mondo si apra finalmente e per davvero, uscendo dal chiuso dei desolanti luoghi comuni tanto cari a certi polemisti anti-cattolici di casa nostra. Mi auguro che le Nazioni Unite facciano sentire presto la loro voce, e che questa voce (l’Italia ha promesso di battersi con convinzione per questo esito) sia forte, chiara e impegnativa in ogni dove. E infine, cari amici Bulanti e Dionisotti, mi auguro che qui da noi in Occidente si resti tutti (ma davvero tutti) «responsabili», e si diventi assai meno contraddittori e timidi. Perché ogni possibile Oriente sia contagiato di libertà e di responsabilità. Perché si rispetti ogni sensibilità e ogni credo, e non si tenti ancora di aggredire col fuoco e di lavar via nel sangue il "sale" cristiano.