Giuseppe Delfrate, Chiari (Bs)
Nella sua lettera, gentile signor Delfrate, lei richiama opportunamente temi, problemi e chiavi di lettura a proposito dell’evasione fiscale, che anche questo giornale ha proposto con continuità e crescente urgenza. Facile per me confermarle che siamo d’accordo sulle cose fondamentali. Ma credo anche che sia bene sottolineare due punti. Il primo è che lo Stato, attraverso la Guardia di Finanza (e non solo), è già impegnato «in prima persona» nella battaglia contro l’ancora vasta sottrazione di risorse contributive e fiscali al pubblico tesoro. Il secondo punto è che questa battaglia non potrà essere vinta davvero – con la riduzione ai minimi termini di quella che, qui su Avvenire, il 27 gennaio abbiamo appunto definito la «maxirapina» dell’evasione (oggi a pagina 20 forniamo altri particolari) – senza un cambiamento di mentalità da parte di tanti cittadini-contribuenti. È uno dei nodi che è indispensabile sciogliere e che sono al centro della «sfida educativa» che ci sta davanti. Scuola, Chiesa e famiglia possono e devono essere alleati nel far crescere 'sete' di giustizia (anche fiscale) e consapevolezza di solidarietà.Sanzionare e reprimere un comportamento scorretto, infatti, non sarà mai risolutivo se non si lavora con corale convinzione e con continuità per costruire e affermare la civile cultura della correttezza, se non si testimonia e trasmette il senso della legalità e del peccato. Sì, del peccato. E il cardinal Bagnasco aprendo i lavori dell’ultimo Consiglio permanente della Cei lo ha spiegato bene ricordando che 'autoridursi' o non pagare proprio le tasse significa violare «in una prospettiva sociale» il settimo comandamento, quello che intima di «non rubare». La richiesta e l’impegno per ottenere un sistema fiscale sempre più sostenibile ed equo e la sacrosanta pretesa di un’amministrazione saggia e trasparente delle risorse pubbliche devono insomma coniugarsi, caro lettore, col saper «dare a Cesare quel che è di Cesare». Tanto più che in una vera democrazia Cesare – cioè lo Stato, cioè la comunità delle comunità e la famiglia delle famiglie – siamo noi stessi.
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