Caro direttore,
le scrivo proprio nel giorno dell’Epifania per segnalarle che nel mio piccolo paese, Bomarzo, in provincia di Viterbo, meno di duemila abitanti, c’è una sola scuola elementare piccola ma attiva che per le festività natalizie ha organizzato una mostra di presepi costruiti dai bambini con una grande e fantasiosa varietà di materiali (anche di riciclo). Una vecchia macchina per caffè espresso, centinaia di vecchi bottoni, spolette di filo da cucire, ecc... Già solo per questo la cosa sarebbe degna di nota, ma è altro ciò che mi ha colpito e che penso sia importante far conoscere in un periodo in cui altrove non pochi insegnanti consigliano di non costruire presepi per "non offendere i bambini islamici". Grazie a questa iniziativa, nel nostro splendido Castello Orsini ha fatto e ancora fa bella mostra di sé un "presepe islamico", con inseriti anche una sinagoga e un bel messaggio che ci ricorda come anche il Corano chiami alla pace e all’unità tra i popoli. Questo lavoro è firmato con nomi dei bambini di fede musulmana e ciò secondo me può significare che, come ci dice papa Francesco, con impegno e buona volontà il dialogo e la convivenza sono possibili. Forse basta solo crederci davvero.
Pasquina Marsili, Bomarzo (Vt)
Bisogna crederci, cara signora Marsili. E bisogna lavorare seriamente, a occhi aperti, senza pessimismo e senza facilonerie perché il dialogo e la convivenza siano possibili e fecondi. Essere noi stessi, testimoni sereni e liberi della nostra fede cattolica e della nostra cultura civile e religiosa è una precondizione essenziale. La "lezione" che viene dalla piccola e suggestiva Bomarzo (chi non ne ha almeno sentito parlare a motivo del cinquecentesco e celeberrimo "Parco dei mostri"?) è, in questo senso, davvero molto importante e bello, utile a sgominare gli artificiosi argomenti dei laicisti che usano la fede degli altri per condurre una polemica infondata e solo distruttiva contro le tradizioni cristiane del nostro popolo.
Racconto a lei e agli amici lettori un piccolo particolare: tra gli auguri più belli che ho ricevuto in occasione del Santo Natale c’è certamente quello inviatomi dal rappresentante dell’Iran presso la Santa Sede, l’ambasciatore Mohammad Taher Rabbani, accompagnato da una sua intensa poesia dedicata all’evento della nascita di Gesù e a una splendida immagine della Natività (tratta dal libro dell’arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, "Maria nella devozione e nella pittura dell’Islam" edito nel 2011 da Jaca Book). Ignorare e far ignorare il rispetto che altri, diversamente credenti, in questo caso musulmani, hanno per la nostra fede e i suoi "segni" personali e comunitari (ma anche per la fede ebraica: ho apprezzato molto la sua sottolineatura, cara amica, della Sinagoga inserita nel presepe realizzato da bimbi di fede islamica a Bomarzo) porta a disprezzare i sani sentimenti e le pratiche religiose altrui, facendo crescere distanze e fomentando inimicizie. Che politici e insegnanti che si dicono "laici" compiano questo errore e questa rimozione è davvero grave. Tanto più nel tempo tragico che viviamo, nel quale minoranze religiose di ogni parte del mondo e, soprattutto, intere comunità cristiane del Medio Oriente sono vittime di persecuzione. È così: rimuovendo le tracce antiche e le voci e le occasioni attuali del dialogo e della convivenza possibili, si finisce per lasciare il campo soltanto ai fanatici. Anche a coloro che – come gli islamisti dell’Is in Siria e in Iraq – usano il nome di Dio per seminare odio, compiere violenza e ingiustizia, portare morte. Papa Francesco non cessa di ricordarlo a tutti. Ci pensino veri credenti e veri laici. E tutti prendano esempio dalla gente e dagli insegnanti di Bomarzo, piccolo e vivo "pezzo" di un’Italia che sa ancora e sempre essere se stessa e, perciò, è amica e accogliente verso tutti.