Scuole paritarie ridotte all'asfissia dai ritardi dei contributi statali dovuti
mercoledì 21 settembre 2016

Caro direttore,è iniziato il nuovo anno scolastico, ma il clima non è bello nella nostra scuola dell’infanzia "Angeli custodi" di Moncucco di Vernate, riconosciuta paritaria il 28 febbraio 2001. Le mie insegnanti e il resto del personale non hanno ricevuto lo stipendio del mese di agosto. E sono rimaste indietro altre fatture da pagare, specie quelle per l’agenzia di servizi che garantisce la mensa. La parrocchia (che da parte sua è in situazione economica tutt’altro che rosea) ha cercato finora di tamponare, grazie anche alla collaborazione dell’Amministrazione comunale. Ma adesso siamo agli sgoccioli: sul conto corrente della scuola rimangono solo 1.000 euro. Il tutto dipende dal fatto che da due anni non riceviamo le quote di contributi statali dovuti per legge: nulla abbiamo ricevuto nell’anno scolastico 2015-16 e un solo acconto nell’anno scolastico 2014-15. Sì, certo anch’io ho letto che 500 milioni di euro sono stati sbloccati recentemente dal Ministero dell’Istruzione; ma a noi non basta sapere che quei soldi arriveranno perché ne abbiamo bisogno subito, per sopravvivere. Come è possibile in tali condizioni programmare e fare un bilancio? Non sono queste le cose concrete alle quali le Istituzioni devono prestare assoluta attenzione se si vuole veramente aiutare bambini e famiglie? C’è qualcuno che può fare qualcosa? Perché noi dobbiamo sempre mendicare quello che ci spetta di diritto per il servizio pubblico che svolgiamo secondo le leggi dello Stato di cui siamo cittadini?

don Tarcisio Colombo - Moncucco di Vernate (Mi)


Giro le sue circostanziate e urgenti domande, caro don Tarcisio, al Ministero dell’Istruzione e le sottopongo a tutti coloro che continuano a raccontare la scuola paritaria – promossa non solo ma soprattutto da affidabili e generose realtà di ispirazione cattolica – come un "affare privato" e non come il grande "servizio pubblico" alla famiglie, ai ragazzi e alla libertà educativa che invece è. So della piena consapevolezza del ministro Stefania Giannini del «bene comune» rappresentato e servito anche da queste scuole e del grande valore educativo ed economico che esse mettono a disposizione della comunità nazionale. Ma constato che quasi tutte le scuole paritarie sono ancora e sempre condannate a una durissima fatica «per sopravvivere». E questo è qualcosa di profondamente ingiusto. Perché, così, lo Stato non onora i propri doveri verso scolari e studenti e le loro famiglie e nei confronti dei soggetti – promotori e insegnanti – che in questi istituti si impegnano a "fare scuola" secondo regole e standard fissati e garantiti dalle leggi. Ma lo Stato non fa – con onestà, rigore e trasparenza – neppure il proprio interesse visto l’enorme risparmio per i conti pubblici (oltre 6 miliardi di euro) garantito dalle scuole paritarie che sono parte integrante del sistema nazionale di istruzione. Perché costringere a continue e disperate fatiche chi opera per il bene di tutti?

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