Caro direttore,
a Cuglieri c’era un ulivo secolare che ha attraversato guerre, carestie, pandemie ed è rimasto come un faro, punto di riferimento, testimone di un lascito di tradizione, che i padri hanno lasciato ai figli e ai figli dei figli. Oggi è bruciato. Forse scopriranno di chi è la colpa per le migliaia e migliaia e migliaia di ettari di terreno devastato dal fuoco, per gli animali bruciati o le attività azzerate. Ma una riflessione va fatta, perché non accada di nuovo. Perché un sistema di protezione antincendio funzioni si deve fare manutenzione ai boschi, agli uliveti, ai prati abbandonati, ci deve essere un piano di intervento studiato e preparato. Chi deve fare cosa? Si deve sapere prima che le tragedie accadano. Nel frattempo aiutiamoli a rialzarsi.
Nerella Buggio
Custodire l’ambiente non vuol dire imbalsamarlo e venerarlo. La tutela ambientale è prima di ogni altra cosa una relazione attiva, una interpretazione saggia del rapporto umano con i boschi, con le acque interne e marine, con le montagne, con le zone aride... Tutto è vita e sovrabbonda di esistenze anche minuscole, anche rare. Siamo d’accordo, cara amica, bisogna prevenire. E per prevenire bisogna vivere la natura e capirla, sino ad agire per non ferirla e per soccorrerla contenendo, per quanto possibile, fenomeni distruttivi come gli incendi di questi giorni che divampano più drammaticamente, per cause naturali e non solo a causa nostra, là dove la sapiente e discreta cura umana dei boschi è diventata appena un ricordo.