La comprensione dell’attuale quadro geopolitico internazionale non può prescindere dalle relazioni politico-diplomatiche che da secoli ormai intercorrono tra Russia e Cina, due potenze che hanno subìto alterne vicende restando o tornando (diversamente) grandi. In questo contesto, è certamente illuminante un saggio pubblicato dall’Institutum Historicum Societatis Iesu (Ihsi) sul ruolo dei Compagnia di Gesù nella formazione del Trattato di Nercinsk del 1689, volto principalmente a risolvere la delicata questione dei confini fra Russia e Cina, redatto in lingua latina dal padre gesuita portoghese Tomàs Pereira, che faceva parte della delegazione cinese. Si tratta di un Trattato estremamente importante non foss’altro perché come scrisse pochi anni dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, nel 1962, il padre gesuita Joseph Sebes, professore della Georgetown University: «L’attenzione del mondo è oggi ancora una volta focalizzata sulle relazioni diplomatiche, commerciali e ideologiche di Russia e Cina… le politiche e gli obiettivi sia della Russia sia della Cina nei confronti del resto del mondo sono ancora molto enigmatici.
Se il vecchio detto Historia est magistra vitae corrisponde in parte a verità, sarà bene andare a guardare nel passato per trovare indizi utili alla soluzione dell’enigma ». A questo proposito il giurista Raffaele Coppola afferma che: «Il Trattato in questione, modificato con il Trattato di Pechino del 1860, è tuttora vigente. Le disposizioni sull’alleanza, vergate sulla pietra in quanto segno d’imperitura o almeno assai lunga validità, s’intrecciano e quasi si confondono con quelle sui confini e sul libero commercio. Come recita l’art. 5 ( Vum), quanti siano muniti di lettere patenti « licite accedent ad regna utriusque dominii, ubique vendent et ement quaecumque ipsis videbuntur necessaria mutuo commercio ». («Verranno legalmente nei regni di entrambi i domini; venderanno e compreranno ovunque ciò che sembrerà loro necessario mediante scambi reciproci»). Il professor Coppola, a questo proposito, ritiene che si sia trattato di un vero e proprio 'Trattato di non belligeranza'. Il patto di Nercinsk è stato particolarmente studiato dal giurista Giovanni Maniscalco Basile in un’opera pubblicata nel 2017 dal titolo 'Aeternum Foedus tra Russia e Cina - Il Trattato di Nercinsk - Testi Lessici e Commentari' dal quale si evince la convergenza di un pensiero politico e giuridico di due imperi, quello russo e quello cinese, la cui estensione, influenza e peso demografico hanno, oggi come ieri e nel caso cinese persino di più, una proiezione geopolitica di grande rilievo.
Senza scendere ulteriormente in dettaglio, giova osservare che il buon andamento della cooperazione militare tra Russia e Cina, unitamente agli scambi commerciali nel perimetro dell’organizzazione internazionale Brics, comprensiva di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, dovrebbero indurre gli alleati occidentali a una decisa assunzione di responsabilità in favore della pace. Non saranno certo le sole formule politiche quali la semplice collocazione atlantista o europeista a salvare il mondo. Guardando, per esempio, alla crisi Ucraina che contrappone la Russia di Putin all’Occidente, come anche all’azione invasiva di Mosca e Pechino sul versante dell’Africa Subsahariana, è sempre più necessario rilanciare in sede internazionale il multilateralismo, auspicato in più circostanze dalla Santa Sede. Come ha ricordato recentemente il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, le questioni prioritarie nella declinazione del principio di fratellanza universale auspicato da papa Francesco sono: accesso alla salute, rifugiati, lavoro, diritto internazionale umanitario e disarmo.
Di fronte a queste sfide, per dirla con le parole del pontefice, «nessuno si salva da solo». Forse mai come oggi, in una stagione pesantemente segnata dalla pandemia di Covid-19, occorre riaffermare il principio del servizio al bene comune. Tale approccio venne ben illustrato da san Giovanni Paolo II e dalla sua insistenza sull’ipoteca sociale, incentrata sul principio della destinazione universale dei beni. Un mondo diviso in blocchi, nel quale la strategia della deterrenza armata diventa il principio regolatore, non farà altro che acuire le tensioni su scala planetaria. Per dirla con le parole di don Tonino Bello: « Si vis pacem, para pacem».