Franco Barbarossa
Lei, gentile signor Barbarossa, dice di essere un lettore abituale di Avvenire. E mi ha scritto alle 14.42 di ieri, martedì 8 febbraio. Come mai, allora, le è sfuggito che proprio ieri (lunedì, come dovrebbe sapere, non andiamo in edicola perché la domenica ad Avvenire non si lavora) abbiamo dedicato le prime due pagine di primo piano del nostro giornale al terribile rogo in cui sono morti i piccoli Sebastian, Patrizia, Fernando e Raul? Come mai le è sfuggito il nostro severo e dolente commento, ripreso anche da agenzie e siti internet? Potrei persino concludere che lei non ci legge affatto, e magari che è solo malizioso e prevenuto. Ma preferisco pensare che lei sia tendenzialmente distratto (come certi altri che, ogni tanto, ci rimproverano silenzi e disattenzioni inesistenti o che pretenderebbero di vederci ripetere ossessivamente ogni giorno le stesse cose sugli stessi argomenti). Comunque può capitare di distrarsi. A lei e a noi (anche se a noi non riesce proprio di ignorare tragedie e ingiustizie, e i nostri lettori anche saltuari lo sanno). E può anche succedere di non vedere un titolo a caratteri cubitali che, in apertura di prima pagina, dice «Morti che gridano» (altri lettori che ci hanno scritto sul suo stesso argomento e trovano spazio in questa stessa pagina lo hanno visto bene). La saluto anch’io e mi permetto una battuta: si consideri perdonato, a patto che almeno ogni tanto compri Avvenire. Ma soprattutto ricordi: a noi tutti deve premere non la polemica, ma che nessun bimbo muoia più per fuoco, per freddo, per razzismo.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: