Caro direttore,
ho letto con soddisfazione le pagine dedicate da Avvenire a valorizzare e sviluppare la proposta di Giuliano Melani che, col paginone acquistato sul Corriere della Sera, ha indicato una strada concreta per uscire dai guai finanziari: comprare titoli di Stato. Ne sono stato folgorato anch’io, perché si è trattato di un’iniziativa che viene da un semplice cittadino, e senza secondi fini. L’idea vale solo se molti la seguono. Io ci sto. La tv ha trasmesso immagini terribili delle alluvioni: dolore e rabbia, perché si tratta di una tragedia annunciata. È bello che i giovani spalino il fango, come è capitato a Firenze nel 1966. Ma sarebbe stato meglio se si fosse organizzata coi giovani un’azione volta a prevenire le alluvioni. È bello che siamo in molti a mandare gli sms per contribuire ad alleviare i danni subiti dagli alluvionati. Ma sarebbe stato meglio pagare e fare, prima che questi danni si manifestassero. Da anni siamo a rischio anche per l’alluvione del debito. Ricordo che, in occasione della crisi del 1992-93, proprio il Corriere della Sera il 29 gennaio del 1994 diede questa notizia, accompagnandola con un appello: «La Giuria del Corriere segnala un’associazione per ridurre il debito pubblico. Mobilitiamoci tutti contro la bancarotta dello Stato». Allora testimoniammo, provocatoriamente, anche col volontariato fiscale. Ora il debito è più che raddoppiato e le risorse finanziarie del Paese stanno franando. Melani ha inconsapevolmente riproposto, a pagamento, quello che allora il Corriere aveva annunciato gratis. Con nuove ragioni e con una proposta per certi versi tecnicamente più evoluta: ma l’obiettivo è il medesimo. Grazie anche ad Avvenire, che ci aiuta a credere nel futuro e a prepararlo.
Luciano Corradini
presidente onorario ARDeP (Associazione per la riduzione del debito pubblico)
Sono convinto, caro professor Corradini, che tra le grandi risorse di questo nostro grande Paese ci sia anche la capacità di mobilitazione, di sacrificio e di dono che gli italiani dimostrano con speciale forza nei momenti più difficili, sia che ci riguardino direttamente sia che riguardino altri. Qualcuno lo ricorda quasi con stizza e sempre con polemica. Io lo dico ogni volta con una certa dose di amarezza civile, che è sorella della sua, gentile e caro professore, ed è cioè quella di chi vorrebbe che fossimo altrettanto saggi e bravi nella gestione della normalità e nella prevenzione delle emergenze. Ma soprattutto lo dico con una dose almeno doppia di consapevole orgoglio per la portata e l’incisività delle intelligenze e delle forze buone che caratterizzano ancora e sempre le nostre comunità locali e l’intera comunità nazionale e che sanno mettersi a disposizione al tempo giusto. Ed è indubbio che in questi giorni, sotto l’incalzare odioso di una frana economico-finanziaria, che è un po’ frutto di errori e indecisioni tutti italiani e un po’ è risultato delle inerzie e delle malizie speculative altrui, siamo di nuovo tenuti a fare qualcosa di urgente e di seriamente utile per noi stessi. Per settimane e settimane in questo <+corsivo_bandiera>annus horribilis <+nero_bandiera>dalle nostre colonne abbiamo chiesto a chi ha responsabilità e potere di chiamarci e motivarci tutti a esercitare la nostra capacità di agire e dare con generosità. Abbiamo sollecitato Governo e Parlamento a essere d’esempio e di guida, indicandoci obiettivi concreti e coinvolgenti, offrendoci al cospetto dell’Europa e del mondo un’occasione corale – e qui richiamo volutamente, con gratitudine, l’intenzione che lei riconosce nel quotidiano lavoro di Avvenire – per «credere e preparare» il futuro comune. Il che vuol dire farsi carico con lucidità e priorità chiare dei problemi presenti: il debito da controllare e ridurre (non solo attraverso tagli, ma anche con riforme virtuose), lo sviluppo della nostra società e della nostra economia da ricalibrare e rilanciare (rinnovando fisco, politica per la famiglia, welfare, lavoro e – per ultima ma non ultima – giustizia). Un efficace buon esempio sta ora venendo "dal basso", speriamo sia contagioso. E che le risposte "dall’alto" siano giuste e tempestive.