Giandomenico Beccaria, Milano
Sulle auto ha certo ragione lei. La verifica è alla portata di chiunque abbia la patente da più di un paio di lustri, confrontando gli intervalli di manutenzione delle vetture attuali con quelli delle loro «antenate». A titolo di esempio, mentre una volta era quasi sempre richiesto il cambio dell’olio ogni 5.000 chilometri, oggi l’intervallo di norma va dai 10 ai 20.000. Anche nei modelli attuali più economici il grado di sofisticazione e complessità tecnologica è incomparabile rispetto a quelli di veicoli, magari “importanti”, di qualche decennio fa. Affidabilità e sicurezza, per di più, sono cresciute considerevolmente. È anche evidente che la "forza" dei consumatori rappresenta un elemento che in passato non era neanche preso in considerazione e che oggi, invece, cambia i fattori in campo. Non mancano, certo, vicissitudini, inconvenienti, situazioni individuali di insoddisfazione, ma la cosidetta "cultura consumeristica" rende ormai eccezionali casi che in precedenza rappresentavano la norma, col cliente destinato quasi inesorabilmente a soccombere. Sono anche questi i benefici di un sistema produttivo e commerciale non privo di pecche, come sappiamo bene, ma che si è comunque evoluto. Sarebbe assurdo, quindi, vagheggiare il ritorno a un passato che, in questi ambiti, non ci restituirebbe molto di convincente e di conveniente. Mentre è opportuno valutare con ogni attenzione ciò che lo sviluppo ci mette a disposizione, ed è bene saper apprezzare il bene che c’è, per esempio, nella filosofia della «qualità totale» che trova la sua base nel principio della corresponsabilizzazione di ciascun lavoratore e implica l’archiviazione di quella spersonalizzazione propria della catena di montaggio. Insomma: la sostanza di questa «ciambella», caro amico, non è affatto male.
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