Caro direttore,
condivido con lei e con i lettori di “Avvenire” una proposta di omaggio a don Roberto Malgesini inviata al sindaco di Como, Cario Landriscina. «Caro Sindaco, il ricordo di don Roberto Malgesini è vivo in noi, e una città che ha avuto la grazia di vederlo operare, mite e gentile, ha il dovere civico di onorarne la memoria. È vero che è “beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”, ma di Beati, anzi di Santi, ne abbiamo bisogno tutti per continuare a sperare e dare testimonianza alle nuove generazioni. Machiavelli scriveva che gli italiani sono superiori nei duelli “ma, come si viene alli eserciti, non compariscono. E tutto procede dalla debolezza dei capi”. E allora possiamo tranquillamente convenire che due vie, rispettivamente intitolate ai generali Cadorna e Diaz, sono troppo contraddittorie. Poniamo termine all’ossimoro storico e lasciamo Cadorna all’oblio, intitolando la via a don Roberto, come mi ha invitato a perorare un anziano saggio».
Mario Lavatelli Como
Sostengo, per quel che vale, con una profonda adesione la proposta di intitolare a don Roberto Malgesini una via di Como. E non esito a dire che sarebbe davvero importante se questo avvenisse – come lei, gentile avvocato Lavatelli, propone – depennando dalla toponomastica il generale Cadorna, l’uomo il cui nome significa Caporetto, ma soprattutto su cui grava il peso di aver pianificato e realizzato deliberate stragi di soldati e assurde decimazioni durante la Prima guerra mondiale. Lo scrittore e nostro collaboratore Ferdinando Camon si spende da anni perché questa “pulizia” toponomastica venga fatta in tutta Italia. E io sono d’accordo con lui. Meglio, infinitamente meglio, intitolare quella via a un uomo di Dio che per le strade della sua città ha vissuto e seminato il Vangelo mettendosi al servizio di tutti.