Caro direttore,a mio parere non è solo la maggioranza a essere in agonia, è la stessa democrazia che è a rischio. E questo perché l’obiettivo prioritario dei politici non sembra essere l’interesse della gente, cioè il bene comune, ma solo il proprio e quello del partito di appartenenza. La maggioranza, specie il suo capo, si ostina a non fare un «passo indietro» per allargare il consenso e affrontare meglio l’emergenza che stiamo vivendo. L’opposizione di centrosinistra non fa altro che protestare e chiedere ogni giorno che Berlusconi si faccia da parte, invece di confrontarsi sulle soluzioni utili a superare la crisi per il bene di tutti. Il centro, purtroppo, segue la stessa linea. Bene farebbe Berlusconi a farsi da parte, ma se non lo fa (in democrazia purtroppo i numeri contano più della validità delle persone e delle proposte che avanzano), credo sia è inutile e dannoso per il Paese continuare a boicottarlo. Occorre avere pazienza e sostenere il governo in carica nelle proposte valide, che possono e debbono essere condivise per il bene dell’Italia. Allo scadere della legislatura, i cittadini sapranno chi premiare e chi punire con il proprio voto. Sarebbe un errore grave e imperdonabile se si anticipassero le elezioni prima di aver raggiunto con il maggior consenso possibile tre obiettivi tanto essenziali quanto urgenti: piano operativo anticrisi (compreso un taglio drastico ai costi e ai privilegi della classe politica), piano per lo sviluppo, riforma della legge elettorale con possibilità di scelta tra i candidati, dimezzamento del numero dei parlamentari. Speriamo in un sussulto di responsabilità dei nostri politici e soprattutto nella saggezza del presidente della Repubblica. Altrimenti non saranno i partiti di destra, né quelli di sinistra e nemmeno quelli di centro a vincere il confronto elettorale, ma il partito dell’astensione. Sarebbe un altro colpo inferto alla democrazia, ma la responsabilità non sarà soprattutto dei cittadini. Non ci resta che chiedere ai politici, come fa ripetutamente il nostro capo dello Stato, di impegnarsi al massimo perché non venga meno del tutto la fiducia nelle istituzioni democratiche.
Teresio Fraire La sua analisi è molto allarmata, caro signor Fraire. E, sebbene lei scelga un tono ostinatamente esortativo, le conclusioni che trae sono amare e sostanzialmente pessimistiche. Io continuo invece a far prevalere la speranza – una razionale e ragionevole speranza – sul disincanto e sulla preoccupazione. Credo, infatti, che questo sia il tempo giusto per una corale prova di responsabilità da parte degli attuali leader politici e parlamentari. E mi rendo conto che una parte significativa del cosiddetto Palazzo (penso, tanto per esser chiaro, sia a esponenti della maggioranza sia a personalità delle due diverse opposizioni) è ormai ben consapevole di quanto questo dovere sia stringente. Non è il momento degli arroccamenti o di operazioni che anche lontanamente abbiano il senso e il sapore di un ribaltone rispetto al risultato elettorale del 2008, ma di una paziente e rigorosa disponibilità a fare ciò che è utile e necessario per non dare ragione a chi sta scommettendo contro il nostro Paese e per ridare fiducia agli italiani. La debolezza del quadro politico e il rischio di precipitare avventurosamente verso una prova elettorale nel pieno di una travolgente crisi economico-finanziaria – e a regole del voto invariate – possono essere risolti solo facendo ogni possibile sforzo per non produrre altre desolanti macerie nel campo politico-istituzionale e per inviare segnali concreti e convincenti a un’opinione pubblica che reclama un cambio radicale quanto a stile, a sobrietà e a priorità d’azione da chi, bene o male, ci rappresenta nel Governo e nel Parlamento. Lei e io, insomma, la pensiamo alla stessa maniera su un punto cruciale: se persino in un momento così grave per il nostro Paese i piccoli patriottismi di partito dovessero schiacciare l’interesse generale e le ambizioni personali sovrastare il senso dello Stato, nessuno degli attuali protagonisti del gioco politico potrebbe sperare di incamerare una vittoria. Chi ancora ne dubita, farebbe bene ad aprire occhi e orecchie...