Raffaele Pisani
Se la risposta fosse la fuga, gentile e desolato signor Pisani, allora saremmo davvero e definitivamente «punto e a capo». E non solo sul fronte della «monnezza». Ma la risposta non è mai la fuga, in nessun luogo e in nessuna circostanza. E per la sua gente Napoli, città di contrasti e sfida comunitaria ardua e affascinante, non può e non deve diventare quello che è stata per troppi altri lungo la sua millenaria storia: un ciondolo («’o franfellicco») da usare e godere malamente e, poi, da abbandonare. Faccio fatica a scrivere tutto questo, perché è facile essere saggi a parole, mentre non è per niente semplice esserlo nella vita di tutti i giorni in contesti che è eufemistico definire «duri». Eppure mi faccio forza e le rispondo, sino in fondo, io stesso anche con qualche ruvidezza che spero mi perdonerà. Gli amministratori «innamorati, intelligenti e onesti» non si aspettano, si esprimono (il che vuol dire fare più di una mera scelta, quella che alle elezioni comunali e regionali è comunque possibile anche attraverso la preferenza alle singole persone). Le terre dove è possibile la «dignità del civile vivere» non sono in un qualche altrove, sono là dove siamo capaci di affermare dignità e civiltà: non si può, insomma, immaginare di volare via per cercare un luogo felice dove appollaiarsi facendolo nostro, perché qualunque terra – persino quella in cui siamo nati – bisogna camminarla, lavorarla e rispettarla perché ci appartenga e dica anche di noi. Il governo centrale e i governanti locali sono messi, di nuovo, in punto di reputazione anche al cospetto del mondo. Ma deve’essere chiaro che la maledizione delle «monnezze» (morali e materiali) non si sconfigge andandosene e lasciandole dove sono, ma non facendole accumulare: con buone pratiche (quelle che le parrocchie napoletane insegnano per far crescere buoni cristiani e buoni cittadini, e con generosa supplenza educativa per creare la "cultura" minore e utilissima della raccolta differenziata), strumenti adeguati (rispetto della legge e termovalorizzatori compresi) e piena consapevolezza che i problemi – come i sogni – non si possono sempre esportare. No, caro amico, la fuga è l’unica risposta sbagliata. Anzi non è proprio una risposta, sarebbe solo una resa alla logica dei camorristi, degli inquinatori e dei corrotti, di coloro che nel deserto della speranza costruiscono feudi d’illegalità. E anche a Napoli – lo stiamo raccontando sulle pagine di Avvenire ogni volta che possiamo – in tanti si battono, giorno dopo giorno, tra mille difficoltà e assurdità, per ripulire la faccia della propria terra. Volare davvero è restare, e stare con loro.
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