Caro direttore,
oramai non basta più indignarsi di fronte a tutti questi infortuni e morti sul lavoro. È praticamente un bollettino di guerra quotidiano, che non conosce sosta. Nei soli primi 6 mesi del 2021 sono morti 538 lavoratori (dati Inail). Sono passati oltre 13 anni da quando il 15 maggio 2008 è entrato in vigore il Testo unico per la sicurezza sul lavoro, e non è ancora completamente attuato, visto che continuano a mancare alcuni decreti attuativi. Mi domando cosa si aspetti ancora ad emanarli. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto: «Tra tutti i problemi, c’è una cosa che sta a cuore a tutti noi e a me in particolare: cercare di fare qualcosa per migliorare la situazione inaccettabile sul piano della sicurezza sul lavoro». È vero, presidente Draghi, bisogna fare molto, ma molto di più per la sicurezza sul lavoro, per cercare di porre un freno alle tante, troppe morti sul lavoro. Va bene l’assunzione di circa duemila ispettori del lavoro, come auspicato dal ministro Andrea Orlando, ma è giusto ricordare che controllano solo il lavoro irregolare e la sicurezza sul lavoro nei cantieri. La stragrande maggioranza dei controlli per la sicurezza sul lavoro, vengono fatti dai tecnici della prevenzione delle Asl, che dipendono dalle Regioni. E i tecnici della prevenzione sono circa duemila in tutta Italia, con circa 6 milioni di aziende da controllare. Se le controllassero tutte, ogni azienda riceverebbe un controllo ogni 15-20 anni, quindi praticamente quasi mai. Abbiamo una bellissima legge per la sicurezza sul lavoro in Italia, ma per far sì che sia rispettata, ci vogliono molti più controlli e un personale ispettivo numericamente adeguato. Se dopo tanti anni siamo ancora a contare quotidianamente i morti e gli infortunati, è perché in questo Paese non c’è rispetto per il lavoro, per i lavoratori e per le lavoratrici. Cioè per le persone, i cittadini che sono parte essenziale del progresso del-l’Italia e non numeri o forza lavoro da consumare.
Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Firenze
C’è un antico e amaro detto, caro amico, che recita così: «Fatta la legge, trovato l’inganno». E l’inganno più grave è quello di non applicare una legge buona e saggia. Tant’è che il presidente della Repubblica in carica, Sergio Mattarella, e il suo immediato predecessore, Giorgio Napolitano, hanno moltiplicato gli appelli per rendere effettive tutte le garanzie assicurate sulla carta. Fatta la legge, anzi il Testo unico “per la sicurezza sul lavoro”, la strage da insicurezza, infatti, è continuata. Ma bisogna anche essere consapevoli che nessuna necessarissima norma e nessun indispensabile controllo potranno mai bastare senza la solida, fedele e coscienziosa azione di chi a ogni livello e in ogni frangente sui luoghi di lavoro ha la possibilità di mantenere intatte le condizioni di sicurezza in cui devono poter operare lavoratori e lavoratrici.