Caro direttore, attraverso Avvenire vorrei rivolgermi al Presidente Napolitano, come sua concittadina che oggi abita a Pozzuoli: la perla di un golfo di straordinaria bellezza, la culla dei Campi Flegrei, un museo a cielo aperto, la città di Sofia Loren e la terra di altri ottantamila cittadini. Eppure se il nostro caro Presidente la vedesse oggi, non la riconoscerebbe più. Anche qui infatti, proprio come a Napoli, in questi mesi domina un triste e insopportabile panorama monotono che sta pericolosamente cancellando sogni e speranze, oltre a compromettere pericolosamente la nostra già precaria salute e la vivibilità di questo piccolo paradiso dimenticato. Sono venuta a vivere qui dieci anni fa: avevo scelto Pozzuoli perché tra le località limitrofe a Napoli era quella che mi concedeva insieme il lusso di godere del mare che amo e di avvicinarmi all’unico polmone verde di questa zona: la riserva naturale degli Astroni, oasi protetta dal Wwf da oltre vent’anni. Ma purtroppo da qualche mese lo scenario è prepotentemente cambiato. Ogni sera per raggiungere casa mia dall’uscita della tangenziale di Pozzuoli sono costretta a percorrere quei 2 km di Via Campana che sono ormai diventati semplicemente strazianti. Sono 2 km di spazzatura, 2 km di cumuli di immondizia di qualsiasi genere, distese di sporcizia e sudiciume che costeggiano la strada che percorro come se si fossero definitivamente radicate al terreno e non ci volessero più abbandonare, 2 km di fetore che stanno soffocando qualsiasi velleità. Al mattino quando esco di casa e mi metto in macchina, mi sforzo di immaginare che quello spettacolo devastante sia stato nella notte finalmente spazzato via. Ma poi mi scontro duramente con una realtà ben diversa. E inizio a dirottare le mie preghiere verso il buon Dio, anche se so che non posso "scomodare" il Padre Eterno per queste meschinità frutto solo dell’incapacità umana. E allora ricomincio a lavorare e sperare in un nuovo giorno... Nel mio condominio ci sono quasi 100 famiglie, ci siamo organizzati autonomamente, già da qualche anno, per fare la raccolta differenziata, perché il Comune di Pozzuoli non ha ancora avuto questa brillante ma semplicissima idea. E nonostante ciò quest’anno ho pagato ben 383 euro di tassa sui rifiuti solidi urbani contro i 289 euro precedenti. Nel mio condominio come in quelli vicini vivono persone civili, famiglie attente all’ambiente: curiamo a nostre spese un piccolo fazzoletto di verde che cerchiamo di tutelare e di proteggere con i denti per consentire ai nostri figli di giocare all’aria aperta e di respirare senza preoccupazioni. Abbiamo realizzato sempre a nostre spese un campo di calcio per impegnare i nostri ragazzi ed educarli allo sport. Appoggiamo iniziative sociali, ci impegniamo ognuno nel proprio piccolo per rendere migliore la qualità della vita e arrivare dove le amministrazioni comunali non riescono. Ma da soli non possiamo fare di più. Da soli siamo deboli, e anche se teniamo duro rischiamo la sconfitta. Per questo mi rivolgo al nostro Presidente, anche se so bene che lui non ha nelle sue mani il potere di liberare la sua adorata terra d’origine da questo strazio. Non possiamo più vivere in queste condizioni, non possiamo abituarci a questa emergenza assassina, non possiamo restare schiavi della camorra, della mala amministrazione pubblica, dell’ignoranza e dell’inciviltà. Ma neanche bersagli del razzismo, del pregiudizio, del boicottaggio e degli interessi politici. Vediamo che Napoli sta provando a reagire. Ma oltre alla città di Napoli esiste anche una provincia, un territorio martoriato, avvelenato, prigioniero di un presente che non rende onore alla sua gloriosa storia e che non rappresenta tutta la sua gente. Napoli e la sua provincia hanno bisogno dell’aiuto, della sensibilità, del giudizio, del conforto del capo dello Stato. Vorrei tanto che fosse lui, il nostro Presidente, a dare voce a questa terra che sanguina, alle persone oneste che fanno la loro parte e desiderano solo avere una vita civile.
Emanuela Mandarini, napoletana d'origine, puteolana d'adozione e soprattutto italiana
Pubblico volentieri questa lunga e accorata lettera-appello, cara signora Mandarini, che ha inviato a me ma che è idealmente e affettuosamente diretta al capo dello Stato. Lo faccio per il tono che ha saputo dare al suo scritto e per la bella testimonianza di spirito comunitario che ci offre. Lei è una cittadina vera, una di coloro che stanno facendo la propria parte di fronte all’emergenza rifiuti, anche organizzando una raccolta differenziata fai-da-te, vera e propria forma di resistenza civile allo squallore della «monnezza» dilagante. Tenga duro, con giusta indignazione e senza alcuna rassegnazione. Continui a fare bene. Coinvolga altri e ragioni a fondo sui passi che sono necessari per smontare la scintillante macchina che produce fetidi e ingestibili rifiuti. Incalzi chi governa la città dove vive e la terra che ama tanto. La sua voce, per quanto le appaia flebile, è già parte di quel segnale forte ed esemplare che, come scrivevo proprio qui, ieri, Napoli deve riuscire a dare a se stessa e a tutto il Paese. Qui proviamo ad amplificarlo un po’, quel segnale. Perché nessuno – per incapacità, interesse o pregiudizio – faccia finta di non sentirlo.