Demografia e clima in Africa Occidentale e Centrale Caro direttore, un recente rapporto dell’Unicef intitolato 'In Search of Opportunities: Voices of children on the move in West and Central Africa' analizza in maniera chiara e inequivocabile le motivazioni principali che si celano dietro le migrazioni e gli sfollamenti di famiglie, e bambini in particolare, in Africa Occidentale e Centrale e le possibili conseguenze a lungo termine per la regione, qualora questi grandi movimenti umani si intensificassero, come prefigurato dagli attuali trend sulla crescita della popolazione.
Ritengo sia utile, ai fini del dibattito in corso nel nostro Paese in questi giorni, dare alcune cifre su questo fenomeno. Ogni anno in Africa Centrale e Occidentale 12 milioni di persone migrano (la metà sono bambini e adolescenti). Il dato che più colpisce è che circa il 75% dei migranti resta in Africa subsahariana e meno di 1 su 5 si dirige verso l’Europa. I migranti irregolari che arrivano in Europa, infatti, attraverso l’Italia rappresentano appena il 2,5% dei flussi migratori verso il Vecchio Continente. Va inoltre considerato che 11 dei 25 Paesi più poveri al mondo si trovano nell’area centrale e occidentale dell’Africa. Negli ultimi 20 anni ci sono stati 25 grandi conflitti nella regione, una violenza che ha costretto milioni di persone a fuggire per cercare salvezza. Molti sono ancora in corso.
Oltre alla povertà, di cui si parla spesso, sono diversi i fattori che causano le migrazioni. Il rapporto suggerisce che queste migrazioni probabilmente aumenteranno a causa di una convergenza di elementi che comprendono: una rapida crescita della popolazione, l’urbanizzazione, uno sviluppo economico iniquo, conflitti persistenti, amministrazioni deboli e la limitata capacità istituzionale di supportare le popolazioni più vulnerabili.
Anche i cambiamenti climatici rappresentano un motivo di migrazione in Africa centrale e occidentale. Nella regione si prevede che in questo secolo le temperature aumenteranno di 3 o 4 gradi superiori di oltre una volta e mezzo rispetto a qualsiasi altro posto nel mondo. Gravi inondazioni e siccità stanno già causando la perdita di mezzi di sostentamento e sfollamenti (come in Sierra Leone in queste ore, con centinaia di morti e migliaia di sfollati), mentre i mutamenti dei modelli climatici stanno già rendendo alcune forme di agricoltura sempre meno sostenibili. Oggi 100 milioni di persone nella regione vivono in città a meno di 1 metro al di sopra del livello del mare e questo dato sarà più che raddoppiato entro il 2050. L’aumento previsto del livello del mare potrebbe causare sfollamenti forzati di milioni di 'rifugiati climatici'. Per non parlare delle tensioni sull’accesso alle scarse risorse per l’allevamento che stanno causando ostilità in diverse aree rurali, spingendo un numero maggiore di persone verso le città.
È evidente che in questa vasta regione manca un sistema di protezione adeguato - sia all’interno, sia sui confini - che garantisca sicurezza e benessere ai bambini rifugiati e migranti e alle loro famiglie, una mancanza che diventerà sempre più grave. La politica dunque è chiamata a un grande sforzo di responsabilità ponendo i più vulnerabili al centro della risposta alla questione migratoria, rafforzando il sistema di protezione per i bambini tra i Paesi di origine, transito e destinazione.
La stretta cooperazione dei Governi, dell’Onu e dei partner non governativi è fondamentale per assicurare ai bambini accesso a cure mediche, istruzione e altri servizi di base, a prescindere dal loro status di migranti senza dimenticare che le migrazioni interregionali o internazionali aiutano i migranti a prendersi cura delle famiglie che hanno lasciato dietro. Si stima infatti in 33 miliardi di dollari il totale di rimesse inviate in Africa subsahariana dai migranti alle famiglie.
*Portavoce Unicef Italia