Caro direttore,
Marsiglia. L’enorme, ombrosa pianta di fico del parco Saint Maur nel 13° Arrondissement, verso sera, diventava per incanto l’albero dei miracoli. Carica di messaggi colorati, di preghiere, di brevi riflessioni pareva un arcobaleno. Quasi trecento persone, tra musulmani e cristiani, la vestivano a festa, rendendola fiera di riunire pensieri e preghiere di uomini e donne tanto differenti. In realtà, tutto il parco era teatro di scene deliziose. Situato nel cuore di Marsiglia, vi si respirava in una domenica di fine maggio un’aria di oasi. Sì, in un contesto, spesso, di confronto duro con il mondo musulmano. Tavoli e tende sparsi ovunque sotto i cedri offrono le specialità delle due rive del Mediterraneo. Prima del pranzo, però, la preghiera. Quella musulmana, rituale, precisa nei gesti, mette tutti in riga in un angolo del parco, gli uomini davanti, le donne di dietro. Compostamente.
Da un’altra parte la preghiera cristiana, con gente seduta, disposta a semicerchio, attorno alla parola del Cristo, ascoltando il passo : «Questo è il mio comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri !». Gli altri, davvero! Non solo «i nostri»... Ogni tradizione esprime, così, il meglio di sé, alla presenza di Dio. Segue uno stupendo e divertito sketch di giovani del liceo St. Charles. Tema: i pregiudizi vicendevoli tra cristiani e musulmani... Pezzo simpatico e irriverente a suon di rap. Tanto da lasciare a bocca aperta gli adulti presenti. «Quando si parla di religione i cristiani non ci sono mai!», lancia un giovane musulmano. «I cristiani non pregano mai, i musulmani, invece...», interrompe un secondo. Sondare un pregiudizio con leggerezza e humor aiuta a fare altri sentieri... come relativizzare se stessi, apprezzare l’altro nella sua diversità. La breve testimonianza di una giovane coppia cristiana si inchioda nella mente di ognuno: «Dio ci ama sempre, incondizionatamente. Qualsiasi cosa ti possa arrivare...». Mentre l’imam Mustafa, che frequenta il famoso carcere delle Baumettes, ricorda che amare non è «accoglierti come sei». Ma è piuttosto volere «che tu esprima il meglio di te». Non essere, quindi, permissivi. Ma esigenti.
Ogni tanto Stephane, Anne e il loro liuto orientale – un superbo trio dai canti ebraici e musulmani – gettano nell’aria note di autentica gioia francescana. Si alternano alleluia e hamdullilah, spensieratamente. Si fa avanti, poi, Yacine, un giovane attore musulmano. Con espressività corporea incredibile, leggera e plastica allo stesso tempo, scandisce un pezzo di Corano sul Creatore. Seduzione assicurata per la piccola folla presente: sembra il candore di Francesco sulle piazze di Assisi con il suo Cantico delle creature. Anche il vescovo ausiliare Jean Marc Aveline in questo spazio en plein air pecca di originalità. «Arrivando e guardandovi in mezzo al verde nei vari gruppi misti di riflessione – inizia dicendo – ho pensato a una bella canzone popolare francese». E la canta lui stesso con charme.
Juste un regard, un peu d’amour plus que d’ordinaire (Basta solo uno sguardo, un po’ d’amore più grande del solito). Infine, la foto di gruppo finale. Tutti attorno al fico delle meraviglie, tenuti per mano, recitando il Padrenostro e la Fatiha. L’imam Abdelsalem non mancava di ricordare di non aver fatto nessuna pubblicità. Per non essere invasi in questa iniziativa, appena alla sua seconda edizione. Ma il prossimo anno... «Come la fede illumina la mia vita », era il tema della giornata. «Ma oggi è la vita che illumina la mia fede! », sorride Henriette, andandosene via.