Negli ultimi cinque giorni sono state salvate nel Mediterraneo 10mila persone, cifra tonda. Donne, bambini, uomini. Disperati in fuga da guerre, dittature e miseria che – forse mai come in questi ultimi tre anni – stanno opprimendo e uccidendo nel Vicino Oriente e nell’Africa Subsahariana, dal Sahel al Corno orientale passando per il caos libico, dove il "traffico di morte" di profughi e migranti arricchisce le milizie. Sono stati tratti in salvo dall’insicurezza mortale di decine di barconi e gommoni fatiscenti messi in acqua da trafficanti privi di scrupoli. Merito principalmente di navi militari italiani, oggi le navi di "Triton" (l’operazione di pattugliamento europea), e di diversi mercantili. Comandanti ed equipaggi non si sono chiesti a quante miglia fossero quegli esseri umani dal confine italiano ed europeo che corre sull’acqua, hanno semplicemente obbedito alla legge del mare.La memoria riporta a poco più di sei mesi fa, quando chiuse i battenti l’operazione "Mare Nostrum", a giudizio di tanti – e anche di "Avvenire" – splendida prova dell’Italia in uno degli anni più drammatici dal dopoguerra nelle acque del Mediterraneo, mare di profughi. Le nostre navi salvarono 150 mila persone in un anno frenetico. Eppure "Mare Nostrum" chiuse tra ingenerose polemiche. Cancellerie europee (Berlino e Londra in testa) refrattarie alla condivisione della solidarietà con l’Italia la osteggiavano, sostenendo che fosse quel meccanismo di salvataggio – predisposto dal governo di Enrico Letta dopo il terribile naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 (il più grave di questo secolo nel "mare di mezzo") – a provocare e gonfiare il flusso di disperati dalla Libia verso le coste italiane e da lì verso il Nord Europa. Una visione miope e propagandistica, che volutamente ignorava l’imbarbarimento del conflitto in Siria e in Iraq, dovuto ai terroristi dello Stato islamico, che ha messo in fuga centinaia di migliaia di persone, la dittatura in Eritrea e i conflitti in Somalia e Mali.Nel cortile di casa nostra si accodarono a quelle tesi, persino sopravanzandole, politici che con abilità e cinismo, in tv e/o sui social media, spalleggiati da mass media allarmisti o compiacenti, presero a diffondere menzogne sull’immigrazione raccontando un’«invasione» che non c’è per coagulare consensi elettorali. Il risultato è che ancora oggi il peso dell’accoglienza grava principalmente sulle Regioni del Sud, mentre governanti di quelle più ricche del Nord, a partire dalla Lombardia, dichiarano di volersi smarcare tradendo il proprio Dna solidale. E si tratta di quegli stessi politici che, ieri, non sono stati capaci di accordarsi in Parlamento neppure sull’istituzione di una giornata in memoria delle vittime dei trafficanti di morte.Populisti che trovano terreno fertile. Secondo il rapporto Ipsos Mori, il Belpaese vanta infatti il primato dell’ignoranza in termini di immigrazione nei 34 Paesi dell’Ocse. Occorre sul tema un
mea culpa del sistema dell’informazione, anche se il cuore degli italiani è capace di risvegliarsi autonomamente e con generosità quando intuisce la vera sofferenza e la disperazione.Ma soprattutto serve un esame di coscienza dei mentitori e dei populisti nostrani, che abbiamo rivisto e risentito in questi giorni di preludio alla campagna elettorale. A loro è lecito chiedere uno sforzo di sincerità, ammettano che non è stata "colpa" di "Mare Nostrum" se sono arrivate decine di migliaia di persone. Diversamente, sulla loro coscienza ricadrebbero i 400 morti, tra cui molti bambini secondo i testimoni, dell’ultimo, maledetto barcone ribaltatosi al largo della Libia. Perché, come ha detto l’Alto commissario delle Nazioni unite Guterres, se ci fosse ancora stato il dispositivo di "Mare nostrum" a operare nel Mediterraneo, questo dramma non sarebbe accaduto.Guterres lo ha ricordato anche ai partner Ue che continuano indifferenti ad assistere a partenze e sbarchi dalla Libia e alle morti in mare. Quest’anno sono già state mille contro le 17 del primo trimestre del 2014 e i satelliti inquadrano colonne di profughi in marcia verso la costa libica. Temiamo che quando l’Ue si deciderà ad affiancare veramente l’Italia nei salvataggi e nell’accoglienza, i costi umani di questa ignavia che ha portato anche alla fine di "Mare nostrum" saranno comunque troppo alti.