mercoledì 9 ottobre 2024
Il presidente di Rondine Cittadella della Pace lancia una proposta perché la diatriba politica tra Comune di Udine e Regione Friuli Venezia Giulia generi un'iniziativa di pace con lo sport come motore
Gli azzurri in allenamento a Coverciano verso Italia-Israele di Udine

Gli azzurri in allenamento a Coverciano verso Italia-Israele di Udine - Ansa

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Lunedì 14 ottobre lo stadio di Udine ospita la partita di calcio tra le nazionali di Italia e di Israele, valevole per la Nations League. Attorno alla partita si è però accesa una polemica legata al patrocinio istituzionale alla gara: chiesto dalla Feder-Calcio (Figc), negato dal Comune, concesso dalla Regione. Il sindaco Alberto Felice De Toni (centrosinistra) ha spiegato la sua decisione col fatto che si sarebbe trattato di una «scelta divisiva » aggiungendo di pensare piuttosto a una «iniziativa di pace». Il governtatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga (centrodestra) ha replicato che «non deve esserci spazio per alcun tipo di discriminazione». A proporre che questa diventi un’occasione di dialogo su una vicenda come quella mediorientale nella quale scorre già troppo odio è Rondine-Cittadella della Pace, che con il suo presidente e fondatore Franco Vaccari prende posizione sulla vicenda cogliendo i segnali di un possibile confronto. Lo fa con questa lettera aperta inviata tramite Avvenire al ministro dello Sport Andrea Abodi, al presidente Fgci Gabriele Gravina, al sindaco, al presidente della Regione e a tutti gli «enti sociali, economici, culturali educativi e religiosi del territorio di Udine».

Apprezziamo e stimiamo la richiesta di incontro e di collaborazione con Rondine lanciata dal sindaco di Udine Felice De Toni. Sono convinto che l’obiettivo sia comune: portare un messaggio concreto di pace, radicato nel coraggio quotidiano dei giovani provenienti dal Medio Oriente che nella World House della Cittadella della Pace cercano di spezzare la catena crescente dell’odio. Vogliono riconoscersi reciprocamente il diritto di esistere e di vivere un difficile dialogo quotidiano: e questo è il nostro terreno comune.

Nelle interlocuzioni con i diversi soggetti territoriali e nazionali abbiamo constatato l’intenzione di tutti che accompagna la prossima partita Italia-Israele: fare in modo che lo sport – il calcio, in questo caso – possa essere quello “spazio terzo”, quella risorsa morale e culturale per cui è nato e continua a trovare una sua preziosa ragion d’essere, anche nei momenti più tragici della storia. Così possiamo dare un contributo con tutti voi per difendere la forza e la bellezza dello sport da rischi e tensioni che in questo momento potrebbero crearsi. Rondine non interviene perché è coinvolto uno Stato o un altro. Rondine semplicemente non può che essere la naturale alleata dello sport, il luogo dove si vive – e si gioca! – come avversari, mai come nemici. Rondine infatti è uno spazio “terzo”, anzi, di più: è un luogo e un’esperienza viva che ogni giorno è equamente coinvolta con le vittime delle guerre – i giovani – che sono ospitate e aiutate a ospitarsi, per uscire dall’avvelenamento causato dall’idea di “nemico”. Tutte le persone e le istituzioni che promuovono sinceramente la pace vogliono proteggere gli “spazi terzi”.

Questi luoghi, soprattutto nei momenti di maggiore tensione e durante i conflitti, devono rimanere uno spazio sicuro dove la diversità possa continuare a coesistere nel riconoscimento dell’esistenza dell’altro, seppur nella divergenza di posizioni e visioni, tenendo viva la possibilità del dialogo tra i popoli. In tal senso, ci uniamo a tutte le istituzioni coinvolte a vario titolo nella prossima partita, e invitiamo anche altri soggetti del territorio di Udine a condividere pienamente questa intenzione, in modo corale, perché il calcio e lo sport in generale siano un momento di umanità, di riconoscimento al di là e al di sopra delle tragiche contingenze a cui assistiamo ogni giorno. Aderiamo innestando qui, oggi, la nostra iniziativa – “Il vero nemico è la guerra” – lanciata il 24 aprile a Firenze, in Palazzo Vecchio, attraverso la voce forte e autentica di quattro giovani: un israeliano, un palestinese, una ucraina e una russa. È una proposta sul tappeto che invita tutti a riconoscersi in una comune umanità prima delle singole appartenenze, vedendo nelle differenze una risorsa per lo sviluppo umano integrale. È una iniziativa che, dalle Nazioni Unite alle nostre istituzioni italiane, è riconosciuta e che, trovando una ulteriore, forte risposta in tale delicata circostanza, potrebbe suscitare un consenso ancor maggiore, soprattutto nei cittadini e nelle cittadine che ogni giorno di più sono angosciati e smarriti e, pur volendo sinceramente la pace, non sanno orientare i loro pensieri e le loro possibili azioni.

Quindi, in uno spirito inclusivo, non vogliamo solo accettare il dialogo con le istituzioni territoriali e nazionali, ma anche rilanciare proponendo a tutti i soggetti coinvolti e interessati “l’ospitalità” a Rondine, a breve, per confrontarci e provare a costruire una collaborazione più ampia che possa portare a future azioni concrete che leghino indissolubilmente lo sport e la pace, a partire dal territorio di Udine e del Friuli-Venezia Giulia, anche oltre i confini nazionali. Vi invitiamo a incontrarci a Rondine, luogo “terzo” ed equi-coinvolto, includendo anche le scuole, le categorie economiche e civili, in un vero spirito di condivisione. Inoltre, vista la nostra quotidiana esperienza nel dialogo interreligioso, invitiamo anche i rappresentanti delle comunità ebraiche, musulmane e cristiane, quest’ultima nella persona dell’arcivescovo monsignor Riccardo Lamba. In attesa di una auspicata risposta da parte di tutti, invio un caro saluto, anche e soprattutto a nome dei giovani che giungono a Rondine dai teatri di guerra, e si sentono ospitati da una Italia che in ogni suo angolo e iniziativa – in questo caso Udine e il Friuli-Venezia Giulia – sta dalla “loro” parte.

* Fondatore e presidente di Rondine Cittadella della Pace

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