Della scarsa reperibilità o indisponibilità dei libri correnti – un fenomeno non nuovo, come più volte si è rilevato anche su queste pagine – si lamentava già sant’Agostino, che nelle sue Confessioni ( VI,11,18) annotava: «Per leggere non c’è tempo. Gli stessi libri, dove cercarli? Come o quando procurarceli? Da chi farseli prestare?». Soltanto che oggi, nonostante i progressi sul piano distributivo e tecnologico, il fenomeno si è notevolmente aggravato, così che gran parte di quei 225 titoli (tra novità, nuove edizioni e ristampe) che ogni giorno escono in Italia è come se restassero dei fantasmi, perché non si materializzano nei normali canali di vendita o perché comunque escono troppo presto di scena e non vi fanno più ritorno.
Il problema che qui si vuole sollevare riguarda proprio quei titoli o quelle edizioni importanti, che per un motivo o per l’altro imboccano, dopo poco tempo, il viale del tramonto. Passando gli anni, anche i libri nuovi diventano vecchi e, travolti dall’oblio in cui cadono spesso anche le cose buone, li si relega nell’enorme magazzino degli introvabili, di cui gli stessi editori perdono memoria e che nessuno pensa più a ristampare. Ci sono saggi, anche di pochi decenni fa – come segnala Roberto Righetto proprio su queste pagine – che hanno segnato un’epoca, un settore, un’area disciplinare, diventando a loro modo dei classici, che si vorrebbe in qualche modo poter ritrovare e che meriterebbero di essere conosciuti anche dai giovani d’oggi.
Naturalmente, non si vuol dire con questo che molti saggi di particolare interesse non siano stati ristampati: basti pensare a tutte le collane di 'Reprint' in circolazione, dove anche in campo cattolico – con riferimento soprattutto all’area biblica e teologico-spirituale con Jaca Book, EDB o San Paolo – ci si è fatti un merito a rendere nuovamente disponibili parecchi testi di valore. Il fatto è che ciascuno ha i propri desiderata e la lista degli introvabili da ristampare sarebbe quindi molto lunga. Quando si scende poi agli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale, i buchi da colmare sarebbero enormi.
Non conviene? Costa più di quello che si ricava? Non vale la pena? Uno ingenuo si potrebbe domandare: ma la stampa digitale, che consente di stampare libri su richiesta e su 'misura', in un numero molto limitato di copie, a che cosa serve? Supponiamo che si voglia stampare, in 100 copie, un libro di 192 pagine in formato 13x21: non dovrebbe costare all’editore più di 400-500 euro. E gli e-book o i file di e-book da scaricare da una piattaforma, con i tanti strumenti di lettura oggi a disposizione (personal computer, lettori, tablet, iPad, smartphone), non potrebbero essere un’altra strada da battere, anche per il pregresso, visto che sono costi abbordabili?
Certo, qualcuno mi potrebbe rispondere, su quest’ultimo punto, che il mercato digitale non cresce come ci si aspettava alcuni anni fa, sull’onda di un’euforia evidentemente eccessiva. Oggi la penetrazione degli e-book è ancora poco diffusa, in quanto supera raramente in Italia il 5% del mercato del libro, pur aumentando il numero dei titoli digitalizzati: il solo Gruppo Mondadori Libri, incluso il catalogo digitale di Rizzoli Libri, ha ormai toccato quota 17.000. Non sappiamo se, con il nuovo regime unificato dell’IVA al 4%, questa riduzione servirà anche a far aumentare significativamente la quantità dei titoli e il mercato del libro digitale. Tuttavia, pur essendo sostanzialmente fermo dopo la crescita dei primi anni e, al momento, restando tutto sommato un mercato di nicchia – stabile ma statico – il digitale resta pur sempre una grande opportunità, anche per queste operazioni di recupero di libri da tempo fuori catalogo.
In questo contesto, il problema dell’irreperibilità dei libri è talvolta particolarmente grave per la narrativa, la poesia e il teatro. Anche a limitarci all’editoria cattolica, ci sarebbe molto da recuperare nel vasto campionario di quelle proposte editoriali che hanno fatto la storia della letteratura cristiana del nostro tempo. Penso a collane come 'Il mosaico' (1954) della casa editrice Massimo, con autori di successo del calibro di Cesbron, Marshall, Gertrud von Le Fort, Mauriac e tanti altri; alla lunga serie di 'Maestri' e 'Capolavori' della San Paolo; alle 'Guglie' e a 'Il grappolo' dell’Istituto di propaganda libraria... Ci sono opere come La donna povera o Il disperato di Léon Bloy (di cui ricorrono a novembre i 100 anni dalla morte e sul quale si terrà alla Sorbona un importante convegno internazionale) che non sono più in circolazione da quarant’anni, o Eva di Péguy, pubblicata da Città Armoniosa nel 1991. Si potrebbero facilmente recuperare almeno cinquanta titoli di letteratura di alto livello, ossia di quegli autori amati da scrittori e intellettuali, dagli anni Trenta agli anni Sessanta, dei quali ebbe a dirmi una volta Vittorio Giuntella, lo storico dell’età dell’Illuminismo: «Vivevamo di loro. Cercavamo i loro libri come il pane. In tempi di asservimento, sofferenze e solitudine, abbiamo resistito per merito loro».
La proposta – anche su pre-ordinazione di associazioni, gruppi, biblioteche ecclesiastiche e non – potrebbe essere quella di costituire, in tiratura limitata in stampa digitale, una 'Biblioteca' selezionata di questi titoli, ossia che qualche editore, istituzione o giornale sia interessato a pubblicare le opere giudicate più significative per un largo pubblico, ma potrebbe essere anche un’iniziativa editoriale e promozionale comune degli editori e dei librai cattolici (Uelci). Un accordo sui diritti o una licenza non dovrebbero costituire un ostacolo; semmai potrebbe esserci in alcuni casi qualche problema di traduzione non adeguata e quindi da rifare.
Ma potrebbe essere percorribile anche la strada del web, anche se in genere meno frequentata dal pubblico cattolico. Tale 'Biblioteca' sarebbe utile sotto vari aspetti e per destinatari diversi, anche come nucleo letterario di una costituenda biblioteca parrocchiale, capace di proporre organicamente i fondamenti della fede e dell’umanesimo cristiano. Ma forse oggi, non tanto per scarsa convenienza economica, quanto per ritardo culturale e mancanza d’iniziativa, certe proposte sono destinate a rimanere nel libro dei sogni.