Questa è una storia d’amore. Di quelle che dovrebbero diventare film, o romanzi, o bellissime poesie, quelle che obbediscono a una drammaturgia ben più grande di quella umana. Narrazione celeste, stellare. Tutto accade lo scorso lunedì, il giorno di San Valentino, giorno dell’amore e degli innamorati, a Fara d’Adda, nella Bergasmasca.
La nostra protagonista si chiama Erminia Bossi, di anni ottantacinque. Erminia si reca dal marito, Giacomo Bonacina, per trascorrere assieme la ricorrenza, lui è l’amore della sua vita, hanno avuto sette figli, nel bene e nel male sono andati sempre d’accordo. Il loro è un rapporto vivissimo soprattutto grazie a lei, viste la condizione del marito. Perché Giacomo è morto, quarant’anni fa. Il luogo dove si reca Erminia è il cimitero in cui riposa. Lei lo va a trovare spessissimo, sempre con un mazzo di fiori freschi, per stargli vicino ha deciso di vivere in un appartamento non distante dal camposanto.
Un rapporto sentimentale in piena regola, poco importa se tra i due sia calato il velo scuro della morte. Erminia arriva alla tomba del marito. E lì si spegne. Proprio accanto a lui. Dagli accertamenti la causa del decesso sembra essere un infarto.
Il dispiacere per la scomparsa della signora, la malinconia strisciante per tutta la vicenda, sono sentimenti che avvampano veloci, ma poi lasciano la strada ad altro. Allo stupore, certo, per come la realtà sappia diventare spesso significante di altro e di altrove. Alla grandezza, per un amore al di là del tempo e dei mondi.
Come stride la storia di Erminia con l’amore sbandierato dai claim pubblicitari di San Valentino, la sua è una storia di pazienza e silenzio, di sacrificio e di attesa, è la vicenda di una donna che mantiene fede alla promessa che ha fatto, al di là di ogni ragionevole apparenza. L’amore vuole questi esempi, questi trionfi. A giorni, si celebreranno i funerali di Erminia. Queste parole giungano come una preghiera al sindaco di Fara d’Adda, ma molto probabilmente non ce n’è bisogno. Anche se non ne ha il diritto, anche se non c’è posto, e la condizione dei cimiteri italiani è spesso disastrosa, Erminia sia collocata accanto al marito, accanto a Giacomo. Per loro sia celebrata, come spesso accade tra i vivi, il rinnovo delle promesse matrimoniali, i fiori siano di festa. La loro tomba diventi luogo per artisti disposti a celebrare il loro amore, di poeti bravi con le parole. Abbiamo, tutti, drammaticamente bisogno di loro.