La pena di morte non è la giustizia, è la sconfitta della giustizia. La pena di morte non è uno strumento utile alla lotta contro la criminalità. La perdita di vite umane che essa comporta è irreparabile e nessun sistema giuridico è al riparo dagli errori. Il ricorso alla pena di morte non è un semplice strumento di politica penale, è una violazione dei diritti dell’uomo, un attacco alla dignità umana. Oggi, la Francia, 36° Stato ad avere abolito la pena di morte nel 1981, fa dell’abolizione universale una priorità della sua politica estera in materia di diritti dell’uomo.Alla vigilia della 10ª giornata mondiale contro la pena di morte, ha deciso di lanciare una grande campagna a favore dell’abolizione universale della pena capitale, che sarà inaugurata oggi a Parigi dal ministro degli Affari esteri, Laurent Fabius. Qualche giorno fa, in occasione della settimana ministeriale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, la Francia ha co-presieduto con il Benin una conferenza intitolata "Pena di morte: dalla moratoria all’abolizione", alla presenza di una cinquantina di Stati e alla quale hanno assistito grandi personalità impegnate a favore dei diritti dell’uomo e della cancellazione della pena capitale. Su iniziativa della società civile, sono previste altre scadenze importanti: il Congresso regionale contro la pena di morte, questo mese a Rabat, e il 5° Congresso mondiale contro la pena di morte a Madrid in giugno prossimo. La lotta contro la pena di morte è, infatti, una battaglia di ampio respiro. E i progressi sono visibili: difatti, in 20 anni, oltre cinquanta Stati hanno abolito la pena di morte; il numero di esecuzioni diminuisce ogni anno, poiché sempre più Stati, in mancanza di abolizione della pena capitale, osservano una moratoria sulle esecuzioni. La presa di coscienza mondiale a favore dell’abolizione si sta diffondendo in tutti i continenti, indipendentemente dal tipo di regime politico, dal livello di sviluppo o dall’eredità culturale. Le risoluzioni dell’Assemblea generale dell’Onu adottate nel 2007, 2008 e 2010 lo dimostrano: la maggior parte dei membri delle Nazioni Unite sostengono oggi la creazione di una moratoria universale. Ci dobbiamo rallegrare di questa evoluzione positiva.Ma bisogna andare oltre. Incoraggiando gli Stati che osservano una moratoria a compiere il passo decisivo dell’abolizione. Proseguendo instancabilmente i nostri sforzi per convincere gli altri ad impegnarsi su questa via. È la ragione per la quale la Francia ha deciso di mobilitarsi per rinnovare e intensificare la nostra azione collettiva a favore dell’abolizione, in particolare in seno all’Unione Europea che ne ha fatto una priorità in materia dei diritti dell’uomo. La comunità internazionale ha un ruolo fondamentale da svolgere, per contribuire al dibattito, per sostenere gli attori locali e per offrire, se necessario, l’assistenza tecnica utile per passare dalla moratoria di fatto all’abolizione di diritto. L’azione degli Stati è complementare all’azione sul terreno condotta dai membri della società civile, il cui coraggio e la cui determinazione impongono spesso ammirazione.Continueremo instancabilmente ad agire, con tutte le persone di buona volontà, che vogliono, in Italia, così come ovunque nel mondo, difendere questa nobile causa, ricordando l’universalità dei diritti dell’uomo.
presso la Santa Sede Ambasciatore di Francia in Italia