venerdì 24 giugno 2011
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Gentile direttore,durante la trasmissione "Le storie" del 22 giugno, condotta da Corrado Augias, dopo una serie di calunnie e insinuazioni sul pontificato di Giovanni Paolo II, è stata definita «operazione commerciale» la translazione della salma del suddetto Pontefice nella basilica di San Pietro. Visto e considerato che nessuno paga un biglietto di ingresso, mi domando se in un servizio pubblico dobbiamo ascoltare menzogne del genere, senza che qualcuno possa controbattere. 

Loriano Dei

Caro direttore,l’avversione di Corrado Augias alla Chiesa e in particolare a Giovanni Paolo II è nota a tutti gli italiani e si manifestò in particolare con un suo articolo su "Repubblica" all’indomani dei funerali. Era preoccupato per l’impatto che quell’evento poteva avere sull’opinione pubblica. E non si sbagliava perché io stesso ho riscoperto la mia fede e la mia identità di cattolico proprio in quell’occasione e suppongo sia successa la stessa cosa a molti altri. Nella trasmissione del 22 giugno de "Le storie", Augias ha confermato ancora una volta quanto sopra. Si è servito di due suoi interlocutori, interessati a pubblicizzare i loro libri sui "misteri" del Vaticano, per gettare sospetti sulla figura di quel grande Pontefice e inanellare allusioni polemiche e infamanti. Il tutto senza la possibilità di un minimo di contraddittorio come dovrebbe avvenire nel servizio pubblico. Ho trovato, poi, di pessimo gusto definire la translazione della salma di Giovanni Paolo II all’interno della basilica di San Pietro come una operazione commerciale. Ad Augias risulta che si debba pagare un biglietto di ingresso? Infine ha riproposto la foto di Giovanni Paolo II affacciato al balcone con Pinochet... Eppure Augias sa bene che quel Papa dialogava con tutti, anche con i dittatori: a Cuba non esitò a salire sul palco assieme a Fidel Castro. Ma si vede che secondo la logica di Augias esistono dittatori buoni e cattivi. La Chiesa è fatta di uomini soggetti a sbagliare, come tutti, ma accusare senza prove è quanto meno scorretto.

David Salvadori

Che dire, cari amici? Alla fine è sempre la saggezza popolare ad avere ragione: ogni botte dà il vino che ha. E se il vino è, in realtà, ormai solo un pessimo aceto non basta di certo l’elegante bicchiere di un abile venditore per renderlo di nuovo buono, cioè – come si usa dire – «sincero». Ecco, i modi forbiti e pacati di Corrado Augias sono il bicchiere elegante, ma il vino offerto è, purtroppo, aspro aceto polemico, per di più neanche diluito con l’acqua limpida di un decoroso contraddittorio... Vedo, poi, caro signor Salvadori, che lei si fida della memoria di Augias. Ma è davvero sicuro che lui si ricordi, per esempio, che tutti gli Stati in cui il beato Giovanni Paolo II è passato incontrando dittatori che si illudevano di annidarsi alla sua ombra e di sfruttarne il carisma hanno, invece, ritrovato in breve le loro libertà democratiche? Così in Paraguay, così proprio in Cile... Tutti tornati liberi con un ruolo decisivo giocato dai cattolici. C’è un solo ostinato ritardatario della libertà, l’ultimo Paese della serie: la Cuba comunista e castrista. E non c’è bisogno di commento. Vengo, infine, al problema, davvero serio, sollevato dal signor Dei. E lo rilancio: come mai simili operazioni di triste informazione-deformazione continuano ad svilupparsi ostentatamente sugli schermi nel servizio pubblico?

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