Penso che senza «valori comuni» non sarebbe possibile la civile convivenza e una composizione in armonia delle legittime diversità. Ma intendo bene, caro amico, che don Giussani nel contesto del suo ragionamento con quell’espressione si riferiva ad altro: alle idee omologanti che oggi papa Francesco definisce il «pensiero dominante» che sta alla base delle cultura dello scarto e di quella dell’indifferenza e costruisce gli idoli del nostro tempo ai quali, nelle sue rincorse al potere, si sottomette anche tanta politica. Non tutta, ma anche in Italia troppa. Marco Tarquinio
Caro direttore,la situazione politica e amministrativa del nostro Paese mi ha portato ad alcune amare considerazioni. Non esiste più la distinzione tra il giusto e l’ingiusto, l’utile e il superfluo, il bene comune e il bene particolare, la convenienza comunitaria e quella politica: esiste solo la sinistra e la destra, ciò che è di sinistra e ciò che è di destra. Secondo se la possibile soluzione dei problemi viene da una parte o dall’altra, a essa viene dato un giudizio positivo o negativo. Solo se garantiscono una rendita elettorale, vengono affrontare le situazioni e promesse loro soluzioni. Esiste solo il potere! «Attraverso la proclamazione dei "valori comuni" - ebbe a dire monsignor Luigi Giussani - il potere, più o meno lentamente, ma sempre in maniera violenta, omologa e pianifica tutto. Da qui la tragedia del nostro tempo: la perdita della libertà di coscienza da parte di interi popoli!». Come è possibile non dargli ragione?Giancarlo Tettamanti
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