Caro direttore,
pranziamo tranquilli, in silenzio: pomodori e filetti di tonno, sotto il soffio di un gentile venticello. Niente tv, né quella bella né quella che parla solo di prevaricazione, appropriazione indebita, sfratti, disperazione... È incredibile, è davvero incredibile, caro direttore. Il mondo, cioè la Terra, è pressoché "a saturazione" e non solo di spazzatura materiale. Lavorano più macchine e sempre meno esseri umani; i magazzini sono colmi di merci, le più varie; la ricchezza è in mano a pochi e senza lavoro degno non c’è denaro da spendere e molti sono al limite della sopravvivenza. "A piena saturazione", appunto. Che faremo? Ci riforniremo fraternamente, magari "a tessera", oppure ci sbraneremo? Io ho deciso: continuerò a condividere il mio poco con chi si trova in difficoltà, in nome di Cristo. Ma... il resto del mondo che farà? A me sembra che sia l’ora di trovare soluzioni ragionevoli (e non dire demagogiche!) a questa già tragica situazione. Un cordiale saluto.
Paola G. Vitale, Luni Mare (Sp)
Le rispondo da poco lontano, cara signora Paola, quasi "a voce". Sono infatti sull’altro versante di quel primo promontorio di Liguria, cuore marino della Lunigiana, che le sta proprio davanti agli occhi. Le rispondo da Lerici, dove è in pieno svolgimento la 38ª Festa di Avvenire, e dove ieri sera assieme agli organizzatori guidati dal parroco don Federico Paganini e alla presenza del vescovo della Spezia, monsignor Luigi Ernesto Palletti, abbiamo consegnato il "Premio Angelo Narducci" ad Antonio Paolucci, storico dell’arte, "firma" prestigiosa per diverse testate (compresa la nostra) e attuale direttore dei Musei Vaticani.
E le rispondo con un sorriso, cara amica. Perché in effetti lei ha già cominciato a rispondere alla domanda che mi ha inviato. Anzi, meglio, lei sta continuando – da cristiana – l’antica e sola risposta efficace alla "saturazione" avida e disumanizzante della convivenza civile. Si parte sempre da sé, da come si vive e da come ci si "spende". E non servono sempre eroismi, non occorre votarsi al buonismo, serve tanta semplice umanità, un lucido e disarmante senso di fraternità. Ma oltre a questa essenziale ed esistenziale premessa, ci è ovviamente utile e persino indispensabile anche altro. Ci vogliono buone leggi, regole che disegnino una buona economia senza artigli rapaci e senza catene umilianti, che organizzino una buona politica senza privati interessi e senza pretese totalizzanti e totalitarie. E ci vuole tanta buona educazione, che non è solo formale galateo, ma l’arte trasmessa di padre in figlio, di madre in figlia (e sempre ripensata e affinata) di "stare al mondo". Già, stare al mondo – mi passi l’espressione – come convinti "complici" del sano equilibrio che custodisce e valorizza e scopre compiutamente la bellezza del creato e la verità scritta (noi cristiani sappiamo dalla mano di Dio) nel gran libro della natura. Stare al mondo come attivi collaboratori della pacificante giustizia che rende le società umane un luogo degno da abitare. Certo, cara signora Paola, gli uomini-lupo che lei in qualche modo evoca sono stati narrati e teorizzati da storici e filofosi (non rendendo sempre giustizia a quell’animale forte e duro, ma leale e niente affatto propenso a divorare i propri simili...). Tuttavia il futuro non è, non potrà essere, degli "sbranatori" umani, che invece purtroppo esistono. Ma non hanno ragione, e noi non dobbiamo dargliela. Non facendoci abbindolare, cioè non comprando la loro merce (e cultura) avariata, non credendo ai loro successi, non seguendo i loro modelli. Ne abbiamo di migliori, ricordiamocelo, viviamoli. Auguro a lei e a noi tutti che lungo i giorni di agosto ci accompagni questo pensiero impegnativo eppure rasserenante, questo programma di "ricominciamento". Proprio come il «venticello gentile» che soffia al principio della sua lettera... A settembre, cari amici lettori.