Caro direttore,
il problema è vecchio; su questo giornale lo si denuncia da anni all’unisono con le Fondazioni che in tutta Italia, a partire dal “mio” Sud, si battono per arginarlo e risolverlo. Il fenomeno è tra i più turpi della vita sociale perché strozza i più fragili e soffoca attività imprenditoriali che stentano a fronteggiare i momenti di crisi e la taccagneria di un sistema bancario troppe volte insensibile con i deboli. Il “cravattaro” è un delinquente comune capace di reati che giungono fino all’omicidio.
Mi chiedo tuttavia quante vittime vengano “incravattate” e quante, invece, si annodino la “cravatta” da soli. Ritengo infatti che al dilagare dell’usura congiurino anche fenomeni di consumismo e sperpero. La società dei consumi e la corsa agli status symbol sono diventati ormai sanguisughe insaziabili per alimentare le quali non v’è stipendio che basti. Una volta le ricorrenze familiari si festeggiavano in casa con grande dispiegamento di bignè e pasticcini casarecci. Oggi è obbligatorio il ristorante, con sprechi enormi di denaro. Conosco gente che accende un mutuo per andare alle Maldive e ne accende un altro per ostentare una casa al mare, riuscendo appena a pagare la pigione per la casa che occupa... È sacrosanto combattere strenuamente l’usura. Ma si dica anche che è nel consumismo più sfrenato, nel culto del superfluo, dello sperpero e del vizio che l’usura pasce.
Edgardo Grillo
Il suo timore, caro amico, ha qualche fondamento. Qualche. Perché c’è anche la mezzausura di crediti al consumo sostenuti da prestiti a tassi vergognosi, visto l’attuale costo del denaro. Ma va detto che gli usurai non fanno biechi e cinici affari soprattutto sul “di più” delle spese degli italiani, bensì sul necessario per vivere e sopravvivere di persone e famiglie impoverite e spesso vessate dalla malavita. Bisogna averlo chiaro, e agire di conseguenza, per sconfiggere i “cravattari”. Non si può, poi, dimenticare che proprio le Fondazioni anti-usura che lei cita denunciano da tempo, e con crescente allarme, l’azzardo come fonte velenosa – e sovente controllata e alimentata da criminali, come attestano le cronache giudiziarie – di sempre nuovi casi di strozzinaggio.
Marco Tarquinio