Caro direttore,
sono titolare di un Tour Operator che nel 2020 ha perso il 93% del fatturato a causa della pandemia. Questo può fare capire la situazione in cui si trova il mio settore che nel 2020 è andato al tracollo e che attende da gennaio i ristori per le perdite avute nel periodo agosto-dicembre 2020. Finora sono stati pagati ristori relativi alle sole perdite fino al 31 luglio dell’anno scorso. Ma noi non stiamo lavorando da un anno! A gennaio e inizio febbraio dovevano essere erogati ristori per le agenzie viaggi che erano stati già decisi dal governo Conte. Ma sono stati bloccati a causa del cambio di governo. Tutto era ormai deciso e sarebbe bastato un giorno per dare il via a questa benedetta erogazione nei modi già usati. Invece, dopo i lunghi giorni di crisi si è perso ancora tempo per decidere i sottosegretari... Faccio un appello al nuovo premier affinché questi fondi già deliberati e approvati a fine dicembre vengano erogati al più presto perché la vita umana è importante, e qui ormai ci sono in ballo vite umane! È stato perso più di un mese e questo pesa enormemente. Mi auguro che Renzi si faccia un esame di coscienza: se avesse aspettato 15 giorni, ci avrebbe evitato questa sofferenza (visto che fa politica da una vita, poteva immaginare che la conseguenza del suo atto sarebbe stata la sospensione dei ristori...). Ma anche il governo Conte, se avesse voluto, avrebbe potuto distribuire comunque quei fondi invece di lasciare l’incombenza al governo Draghi. E pensare che non c’è altro da fare che decidere come dare questi soldi. Faccio un appello dalle pagine di “Avvenire” affinché il governo Draghi agisca subito.
Maurizio Pelucchi, Brescia
Mi auguro, caro signor Pelucchi, e auguro ai suoi colleghi che questo suo appello (che si somma a quello di molte associazioni di categoria) venga ascoltato. La situazione che lei riassume è paradossale, c’è solo da provvedere con rapidità a “ristorare” le persone che lavorano in uno dei settori più colpiti dalla crisi causata dalla pandemia. Non si potrà risarcire l’ulteriore sofferenza che vi è stata inflitta, ma si deve fare di tutto per non aumentarla.