Caro direttore, oggi è una bella giornata. Nonostante la tragedia afghana, il futuro del Paese e di milioni di attiviste, imprenditrici, servitrici dello Stato, artiste, donne di ogni estrazione sociale sia un interrogativo pesante come un macigno. Oggi invece c’è una piccola, grande notizia positiva: Ikram Nzihi, la cittadina italiana e marocchina condannata a fine giugno a 3 anni e mezzo di prigione per blasfemia, è stata liberata. Ho seguito il caso sin dalle primissime ore e non era un risultato scontato. Ikram era stata condannata per aver ri-postato un messaggio che si prendeva gioco della sura 108, dedicata al 'Kawthar', l’abbondanza che Allah ha donato agli uomini; ma anche un fiume del paradiso musulmano, trasformato nel «fiume del whisky» in un post, che circola da anni.
L’articolo 267-5 sulla cui base era impostato il procedimento punisce le ingiurie ai pilastri dello Stato marocchino: la Monarchia, l’integrità territoriale, l’islam. Ed è per questa ragione che con il ministro Di Maio abbiamo impostato l’azione della Farnesina nel pieno rispetto e fiducia delle istituzioni marocchine e di quella magistratura, nello spirito del partenariato strategico italo-marocchino avviato proprio dai ministri Di Maio e Bourita nel 2019. E, soprattutto, respingendo l’ipotesi di innescare un confronto tra mondo islamico e mondo occidentale. In questo si è rivelata preziosissima la presenza a Rabat di un ambasciatore come Armando Barucco con una lunga esperienza in Paesi musulmani e nel dialogo multi-religioso – già al centro dei negoziati in Sudan per la liberazione di Meriam Ibrahim, condannata a morte per apostasia nel 2014, poi assolta in appello e consegnata all’Italia. Preziosissima è stata anche la presenza in Marocco del sottosegretario Enzo Amendola, che conosce benissimo il Paese, e ha seguito direttamente, assieme a Barucco, le fasi decisive della vicenda. In queste settimane abbiamo assicurato che Ikram ricevesse la migliore assistenza legale possibile e visite continue da parte delle nostre autorità consolari, almeno una volta a settimana. La sentenza di appello conferma la solidità delle istituzioni di Rabat, che resta per l’Unione Europea, nonostante ricorrenti diatribe con questo o quello Stato membro, il partner più stabile e affidabile della costa sud del Mediterraneo.
E conferma anche la prossimità del Marocco alla Ue: per l’esistenza di meccanismi giuridici in grado di correggere interpretazioni estreme dell’ortodossia giuridicoreligiosa; per la scelta ormai decennale di re Mohamed VI, di sviluppare la 'via del giusto mezzo', un’interpretazione moderata dei precetti islamici da promuovere anche in Europa e Africa; per la determinazione con cui sta percorrendo la normalizzazione dei rapporti con Israele, senza cedere però nella difesa della soluzione dei due Stati; per la consistenza della diaspora marocchina in Europa, oltre 5 milioni di persone di cui quasi mezzo milione in Italia. Abbiamo affrontato il caso di Ikram nell’unica maniera possibile. Evitando di innescare la spirale sterile del confronto ideologico-valoriale, valutando la situazione sul terreno, le circostanze concrete del caso e la dignità di chi ne era protagonista. C’è una politica estera di destra o di sinistra? La distanza valoriale e di senso di responsabilità tra il Governo gialloverde e i Governi giallorosso e Draghi sono sotto gli occhi di tutti. La difesa dei diritti umani e la promozione di grandi valori rappresentano una direttrice fondamentale della nostra attuale politica estera. Ma in uno spirito in cui la comprensione della complessità è strumento fondamentale: ascoltare e comprendere (non sempre condividere) le ragioni dell’altro. Quando sono in gioco le persone l’unica scelta vera (anche di sinistra) è il senso di responsabilità. E la promozione dei valori si fa solo e sempre mettendo al primo posto la dignità e la libertà di ogni singola persona come Ikram.
Viceministra degli Esteri e della Cooperazione internazionale