Gentile direttore,
nel quartiere dove abito non ci sono negozi per bambini o anche di soli giocattoli. Invece, ci sono più negozi per animali. Che tristezza! I cuccioli d’uomo contano meno di cani e gatti. Si ricorda di quel film in cui un accalappiabambini era al servizio di una regina che non li poteva nemmeno vedere? Ora quella finzione è una preoccupante realtà.
Annalisa Boffi, Roma
Il problema, gentile amica, non è ciò che c’è, ma ciò che manca perché l’abbiam fatto venire meno. In questo senso credo che la sua tristezza sia anche la mia. Non mi preoccupano normali attività collegate con la presenza di animali domestici che allietano la vita di molte persone e famiglie, ma la rarefazione di attività tipiche di una società con tanti bambini e amica dei bambini. Questo non succede per un destino cinico e baro, ma per scelte precise ed errori evidenti. Prima si è resa irrespirabile (culturalmente e politicamente) l’aria per le famiglie con figli, poi si sono centellinati i servizi a loro destinati, infine – come inesorabile conseguenza – si sono ridotte anche le attività economiche dedicate, giù giù sino ai negozi di quartiere. E colpevoli non sono coloro che amano gli animali, ma quanti usando (non usando) il proprio potere hanno lasciato consolidarsi un modello che tende a escludere i figli come parte integrante della pienezza di vita delle potenziali madri e dei potenziali padri. È questa la “finzione” insopportabile e distruttiva, che va smascherata. Per questo continuiamo a informare con solidità e profondità pure su questo tema. Per questo davvero tutti, lei come noi, siamo tenuti a spendere la nostra motivata opinione e ad agire con visione e coerenza oltre che con l’amore che sa generare.