Caro direttore,
ho letto domenica scorsa sul “Corriere della sera”, un lungo articolo di Ernesto Galli della Loggia nel quale, dal mio modesto punto di vista, mi sembra egli tenti di dottoralmente stravolgere il magistero di papa Francesco, sia perché, secondo l’autore il Papa stesso non si rivolgerebbe più, come i suoi predecessori, agli «uomini di buona volontà», ma solo «a soggetti vittime di situazioni negative», come dire che avrebbe dimenticato la religione per fare sindacato. Quindi, lo critica per un supposto «sostanziale abbandono della dottrina sociale della Chiesa» e, poi ancora, perché ormai «il messaggio evangelico e il relativo richiamo al depositum fidei cattolico tendono ad essere messi sullo sfondo fino a svanire». E continua... A me è parso un ragionamento con secondi fini, non quello di capire, ma quello di far intendere ai lettori qualcosa d’altro riguardo a una Chiesa che avrebbe abbandonato Dio e pure il mondo! Mi aiuti, caro direttore, a capire quelle che a me sembrano interpretazioni non corrette del pontificato di Francesco ridotto da quell’articolo a 'politico', anche se non farebbe abbastanza 'politica', e non a successore di Pietro.
Giampiero Rorato Motta di Livenza (Tv)
Stimo Galli della Loggia, ma ammetto che domenica più procedevo nelle lettura di quel suo articolo più stentavo a credere ai miei occhi. Anche perché avevo appena ascoltato il Papa ricordare ancora una volta, stavolta citando Robert Schuman, all’Europa il suo «spirito» e il suo compito. Evidentemente succede anche agli storici di vaglia, quando scendono ai “nostri” piani bassi della cronaca, di prendere lucciole per lanterne. E persino di spegnere la lanterna (o la lucciola) per vedere solo quello che intendono vedere e – come lei arguisce, gentile signor Rorato – far vedere. Che magari è quel che non è e non accade. Papa Francesco parla di Dio e a parla al mondo, semina il Vangelo e offre risposte di giustizia, cammina e fa camminare sulla via tracciata dal Concilio Vaticano II e dentro l’impressionante «cambio di epoca » che stiamo vivendo. E, grazie a Dio, in questo mondo lo stanno ascoltando, e bene, in tanti. Credenti e no. Non sono ancora abbastanza tra quanti ora hanno più potere? La pazienza è la virtù dei forti. Anche di tutti coloro che, diversi per confessioni e opinioni e origine, oggi, nel tempo ferito della pandemia, pregheranno e digiuneranno col Papa e con tanti altri uomini di buona fede e buona volontà. Di questi ultimi c’è chi ne parla e chi ne scrive, Francesco li riunisce.