martedì 28 giugno 2011
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Caro direttore,lettere e risposte sull’evasione fiscale mi hanno sollecitato a comunicarti la mia esperienza di questi giorni in tema di assicurazioni (e relative truffe), con la premessa che, come sai, vivo in una zona tranquilla, dove peraltro le polizze assicurative costano molto meno che al Sud o nelle grandi città. Mia figlia ha subito un incidente, uno scontro frontale per fortuna senza gravi conseguenze, ma con auto irrecuperabile, nel quale lei è stata indiscutibilmente vittima (con numerosi testimoni). Dato che l’auto le serve per lavorare, ieri l’ho accompagnata da un concessionario per contrattare l’acquisto di una nuova vettura. Non sono giovane e non mi considero ingenuo (a questo punto, forse, sbagliando), ma sono rimasto basito per due cose che quel commerciante mi ha detto con la massima tranquillità, facendo intendere che si tratta di prassi "normali" di cui tutte le persone del settore sono al corrente e, in qualche misura, anche complici. La prima è che si sarebbe potuto stipulare un contratto retrodatato a prima dell’incidente, nel quale la nostra automobile veniva valutata, in vista di una permuta, una cifra superiore al suo valore reale: in questo modo, secondo lui, l’assicurazione non avrebbe potuto far altro che rifondere l’importo maggiorato e non la quotazione di mercato. Il secondo rilievo del commerciante è stato che avevamo sbagliato a non incaricare immediatamente un avvocato («Nella nostra città ce ne sono un paio molto agguerriti»), perché agisse immediatamente nei confronti della Polizia municipale che aveva effettuato i rilievi. «Ci sono tante persone, avvocati, assicuratori, periti, persino ex agenti delle forze dell’ordine che si danno da fare. Qualche volta basta spostare una riga o un segno su un verbale per creare un concorso di colpa, modificare l’attribuzione della responsabilità… Se uno non reagisce (ponendosi nello stesso ordine di idee, aggiungo io) finisce inesorabilmente fregato». Tutto questo mi ha allarmato molto; certo non sono disposto ad allinearmi a tale andazzo, ma mi dispiacerebbe anche che mia figlia fosse vittima di comportamenti scorretti. Mi disgusta questo sottofondo di "onesta" disonestà i cui tentacoli abbrancano ovunque, dai vertici alla base della cittadinanza del nostro Paese. Non c’è proprio via di scampo?

Lettera firmata

L'unico scampo all’andazzo truffaiolo è dire – come te, amico mio – "non ci sto". E – ancora come te – non limitarsi a dirlo, ma agire di conseguenza cioè in maniera puramente e semplicemente onesta. Cioè senza virgolette e senza interessati alibi. Chi cede alle sirene dell’autotutela cinica e truffaldina – anche se lo fa per motivi formalmente "difensivi" – accetta comunque una logica perniciosa e distruttiva: quella per cui l’unico modo per avere una parvenza di giustizia è fare un torto a qualcun altro. Tieniti caro il tuo disgusto, amico mio, e continua a insegnare a tua figlia che non è vero che "così fan tutti", che non è vero che le regole esistono solo per essere aggirate. È questa la nostra responsabilità di genitori, di cittadini e di cristiani: educare a fare la cosa giusta anche se non è vantaggiosa, anche se sembra da stupidi secondo certo pensar corrente. Ma c’è anche qualcosa d’altro da fare: tornare a far sentire con forza la disapprovazione sociale verso i "furbetti" di qualunque risma. Anzi lasciamo da parte certe formule vezzeggiative... Chi distorce fatti e situazioni e si procura così un guadagno ingiusto non gioca d’astuzia ma fa del male, non è un furbetto ma è un mascalzone.
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