Mi scrivono per solidarietà lettori e telespettatori che apprezzano ciò che andiamo, e io personalmente vado, argomentando, ma anche una signora che non è d’accordo. In Italia c’è libertà di opinione e di stampa, pur in un clima inedito e pesante. Ovunque si dovrebbe evitare l’indecenza di tentare addirittura la caricatura mistificatrice del Papa del «mai più la guerra!»
Gentile direttore,
non sono un lettore di “Avvenire”. Ma l’ho vista in diversi talk show perorare le ragioni della pace e venire regolarmente aggredito (verbalmente) dai numerosi rappresentanti del pensiero unico pro-guerra. Grazie, grazie, grazie. Le persone comuni che pensano che il Papa abbia detto parole definitive sulla situazione in Ucraina sono molto più numerose di quello che i media ci vogliono far credere. I guerrafondai da salotto mostrano i muscoli perché il dolore, le distruzioni, le mutilazioni della guerra impattano sugli altri e non sulle loro vite dorate. Coraggio, non desista. Grazie ancora.
Emilio Casagrande Milano
Gentile direttore, sto seguendo con stima e interesse le sue analisi e i suoi interventi sulla situazione della guerra in Ucraina. Auspicherei ci fossero più voci come la sua, oneste e obiettive; ormai si è costretti ad ascoltare nel 99% dei casi un “pensiero unico”. Non sono affatto convinta che in Italia ci sia, come dice il presidente Draghi, libertà di stampa, al contrario le opinioni che non rispettano il “pensiero unico” vengono quasi del tutto ignorate; è stato quasi nascosto anche quanto comunicato dal Santo Padre. A me Zelensky non appare come un eroe, anzi: un eroe non invia al massacro la sua gente e non mette bimbi a fabbricare bombe o fucili in mano a ragazzi adolescenti; mi sembra piuttosto un abilissimo comunicatore e non dico altro. Aborro la guerra, l’invio delle armi all’Ucraina non farà che prolungare la carneficina. Mi auguro che lei possa far sentire la sua voce in maniera continua e incessante e la ringrazio per il lavoro onesto che sta portando avanti.
Gabriella Di Santo
Gentile direttore,
mi sento in dovere di esprimerle tutta la mia solidarietà per il vergognoso, ineducato attacco che oggi (ieri, ndr) ha subito in tv su La7 (L’aria che tira) da Federico Rampini che evidentemente, naufragando nella propria arroganza, non ha per nulla colto il significato delle sue parole, da me condivise perché capaci di descrivere una dura realtà. Parole definite “ignobili” da un signore che si è comportato, lui, in modo ignobile. Purtroppo sembra andar di moda una forma di dialogo aggressiva di una certa parte di veri o presunti intellettuali del “pensiero unico” che non ammette repliche alle proprie argomentazioni. Si cresce nella dialettica e nel rispetto delle altrui opinioni, anche non condivisibili; si muore quando le proprie argomentazioni vengono ritenute esclusive e frutto di una presunta verità assoluta. A lei va la mia incondizionata stima per il suo equilibrio e il suo rispetto dell’altro. Le auguro buon lavoro,
Gerlando Costa già dirigente superiore della Polizia di stato
Signor direttore,
ho sentito i suoi interventi tv, mentre non sono riuscita a leggere online gli articoli suoi e dei suoi colleghi e, comunque, sono in completo disaccordo con ciò che lei dice sulla guerra e “per la pace”. Lei condanna ogni escalation e così tiene i piedi in due staffe: invece bisogna stare col Paese aggredito. Mettere poi sullo stesso piano, come fa lei, le sofferenze e la fame causate in Russia e nel mondo dalle sanzioni economiche e la condizione di chi sta sotto le bombe è insopportabile. Sono allineata, perciò, con il pensiero espresso ieri a La7 da Rampini e Minzolini. E scusi se mi permetto di dirle che, per il telespettatore guardare uno degli ospiti, cioè lei, che scuote la testa con atteggiamento di sufficienza mentre un altro parla, non è un bel vedere. Chi non si schiera “senza se e senza ma” deve farsi un esame di coscienza su ciò che è giusto e ciò che non lo è. E, infine, su papa Woytjla è vero ciò che ha sostenuto Minzolini: voleva gli euromissili nucleari.
Carla Finzi
Grazie di cuore a chi mi esprime solidarietà (ho scelto alcune lettere, anche di chi non segue abitualmente 'Avvenire'). E grazie a chi è d’accordo con le opinioni che io stesso e le firme di questo giornale andiamo offrendo e sa che sono parte di un’informazione attenta e onesta, che ha una sola e costante priorità: le vittime di guerre, ingiustizie, persecuzioni e discriminazioni. Ma grazie anche a chi invece non è d’accordo e me lo fa sapere – come la signora Finzi – in modo appassionato ma non scortese. Non ripeto qui ciò che penso e dico e scrivo da tempo (da ben prima che la guerra aperta in Ucraina venisse scatenata dall’aggressione decisa dal presidente russo Putin). Sono cose che i lettori di “Avvenire”, anche occasionali, conoscono già. Vorrei fissare solo due brevi note. La prima: non è vero che in Italia ci sia insufficiente libertà di stampa, e il fatto stesso che voci non esattamente allineate possano esprimersi (oso metterci pure la mia) lo conferma, è però vero che sta emergendo come forse mai prima nella nostra storia civile e mediatica – ne ha fatto le spese persino papa Francesco... – un impressionante conformismo bellico e una sfrontata propaganda per la produzione e il commercio delle armi. La seconda è una preghiera, ma anche un’ingiunzione: giù le mani da san Giovanni Paolo II! Dal presidente Biden all’ultimo esternatore d’occasione nessuno si azzardi a ripetere il tentativo di trasformare il Papa del «mai più la guerra, avventura senza ritorno!», il Papa della prima grande preghiera per la pace di Assisi, in un santino con lancia e spada da agitare in prediche riarmiste e guerrafondaie. Non sarà una bestemmia, ma è un’indecenza.