mercoledì 30 novembre 2011
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Gentile direttore,
sui giornali sta circolando da alcuni giorni la notizia di un prestito di 600 miliardi del Fondo monetario internazionale all’Italia. Se questa dovesse essere la via d’uscita dalla crisi individuata dal presidente Monti, o a lui imposta, l’Italia dovrebbe rinunciare alla sua sovranità e alla sua autonomia per le politiche economiche. Ritengo che noi italiani dobbiamo utilizzare le nostre risorse, che fortunatamente abbiamo ancora, per uscire da questa grande difficoltà con le nostre forze, conservando la nostra autonomia e senza farci imporre da altri scelte che spesso in casi precedenti si sono dimostrate solo a vantaggio di chi ha fornito il prestito. Da semplice cittadino, invito pertanto il presidente del Consiglio Monti a chiedere un prestito agli italiani, anziché al Fmi. L’idea di richiedere un prestito agli italiani "per il Paese" è stata esposta, mi pare, per la prima volta dal professor Leonardo Becchetti ospite in TgTg (su Tv2000) il 2 novembre scorso. L’economista propone, in sostanza, di non togliere soldi agli italiani con patrimoniali o prelievi dal loro conto corrente, ma di indurci a usare la ricchezza di cui disponiamo per acquistare quote di debito pubblico a tassi più bassi rispetto a quelli di mercato. Ciò servirebbe anche a colmare quel divario di fiducia tra gli investitori esteri che non credono all’Italia e gli italiani che ci credono un po’ di più...
Ezio Frescaroli, Caorso (Pc)
 
La strada del "prestito forzoso" che il professor Becchetti ha suggerito dagli schermi di Tv2000 e anche sulle nostre pagine (oggi, tra l’altro, pubblichiamo un suo editoriale dedicato a un ulteriore aspetto della crisi in cui siamo immersi) non è l’unica, ma è indubbiamente una di quelle utili, responsabili e responsabilizzanti che ci stanno davanti. Del resto, caro signor Frescaroli, l’ho scritto ormai un’infinità di volte: chi siede al Governo e in Parlamento ci dia l’esempio e ci dia un buon motivo per fare la nostra parte di lavoro e di sacrifici, e si verificherà ancora una volta che gli italiani – forse non proprio tutti, ma certamente tantissimi – non si tireranno indietro, anzi. Vedremo presto in quale senso si orienterà (in dialogo con le Camere) il governo Monti.
Sull’altro tema della sua lettera, l’ipotesi di un mega-prestito garantito dal Fmi all’Italia, la pensiamo in maniera non dissimile. Si tratta, infatti, di una prospettiva che non piace e non nonvince neanche me. C’è prestito e prestito. E l’idea che mi sono fatto la spiego subito, in maniera semplice e forse persino semplicistica: far affluire nelle casse italiane centinaia e centinaia di miliardi di euro del Fondo monetario per tentare di "placare" coloro che si stanno avventando contro Eurolandia e puntano a far grasso bottino nel nostro Paese, potrebbe diventare inevitabile se non reagiamo con tempestività, convinzione ed efficacia, ma sarebbe una soluzione sbagliata e per certi versi suicida. Il debito che ci grava enormemente addosso, e impaccia il nostro presente e il futuro dei nostri figli, è frutto di una lunga serie di errori e di sottovalutazioni, proprio per questo non possiamo allungare la serie... Soprattutto, non dobbiamo fare l’errore di consegnare a centrali e cenacoli internazionali (in tutto o in parte esterni anche alla stessa Ue) un doppio potere. Il potere, che abbiamo già sperimentato, e anche in modo amaro, di "fare shopping" nel nostro Paese – mangiandosi un boccone dopo l’altro il meglio da un punto di vista industriale, tecnologico, bancario e culturale – di una grande potenza manifatturiera che è e resta la terza economia europea. E il potere di condizionare, e addirittura controllare, scelte strategiche per il nostro futuro. Dobbiamo, insomma, essere pronti ad aprire le porte a partner che stimiamo e che ci stimano, non a padroni che non ci apprezzano anche se puntano alle nostre "eccellenze".
L’Italia, caro amico, ha ancora energie umane, economiche e morali per "salvare" se stessa. Certo, abbiamo molto da rimproverarci e molto da chiedere a noi stessi, e non è poco quello che dovremo sacrificare, ma sono convinto quanto lei che possiamo rispondere a tono alla sfida che ci sta davanti, con lucidità e con generosità.
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