Gentile direttore,
nel nostro Paese si parla tanto di contrasto al fenomeno della ludopatia, ma ho la sensazione che poi tutto sia lasciato nelle mani del giocatore compulsivo. Come se il malato si dovesse curare da solo. Sulle piattaforme di giochi online, dalla scommesse calcistiche al casinò, troviamo locuzioni come “Gioca responsabile”, “Vuoi limitarti?”, “Vuoi autoescluderti?”. Mi chiedo chi controlla, quindi che poteri ha rispetto al contrasto alla dipendenza patologica dall’azzardo. Ho provato per curiosità, tramite un concessionario con licenza dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli a innalzare il limite di deposito settimanale a 30mila euro (prima era di 20 euro) e ci sono riuscito in pochissimi secondi; il nuovo limite è valido già dopo qualche giorno: in teoria potrei bruciare quella cifra! Ma allora di cosa vogliamo parlare? Innanzitutto, ritengo che non sia corretto consentire di puntare queste cifre su una piattaforma con marchio Adm. Inoltre credo sia opportuno, a questo punto, parlare di “investimento” a rischio e non più di gioco. Per ogni giocatore ritengo debba crearsi, come negli “investimenti”, un profilo in base alla storia del giocatore, del reddito ed è poi responsabilità del concessionario se permette di scommettere più del dovuto, così come avviene per gli Istituti di Credito nel caso di investimenti rischiosi per clienti senza esperienza!
Roberto Capasso
Non si finisce mai di scoprire, gentile signor Capasso, di che cosa siano capaci i signori dell’azzardo e di quanto sia loro consentito in barba a proclami regolatori e a semplice buon senso. Una vergogna che non ci stanchiamo di documentare. Grazie, dunque, per la segnalazione di una nuova stortura. Sono questi i motivi per cui da anni chiedo, tra l’altro, di non usare più il termine “ludopatia” per indicare la condizione dei giocatori d’azzardo compulsivi, veri e propri malati, ma “azzardopatia”. È molto più chiara. E soprattutto chiarificatrice. L’azzardo non è mai un gioco ( ludus) ed è sempre un cinico e spesso distruttivo affare sulla pelle di persone fragili e molte volte povere. Purtroppo, si vedono a occhio nudo le manovre deregolatorie e i compiacenti lassismi di chi non vuole che l’azzardo sia posto dentro argini solidi e non aggirabili.