lunedì 25 febbraio 2013
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Caro direttore,dal voto di domenica dipenderanno le sorti politiche dell’Italia per i prossimi cinque anni, ed è quindi doveroso rifletterci su. Quella che faccio è una considerazione amara. Alcuni mesi fa avevo creduto che fosse finito il tempo del "nascondimento" dei cattolici in politica e che finalmente potesse nascere un partito capace di raccogliere al suo interno almeno la maggioranza delle istanze del mondo cattolico, in modo da poter interloquire, a viso aperto, con pari dignità, con le altre componenti della società e con gli altri schieramenti. Così non è stato, purtroppo, e non credo di averne capito bene il perché. Di certo, il candidato designato per guidare un’ipotetica "nuova Dc" (Monti) non è certo De Gasperi. Non proviene dal mondo cattolico (benché si professi cattolico praticante), porta avanti delle istanze liberali (se non liberiste), in gran parte estranee alla tradizione sociale della Chiesa, ed è lontano dalla gente. Gli vanno riconosciute, ovviamente, l’onestà intellettuale, la preparazione, la sobrietà dei comportamenti, la sensibilità personale ai "valori non negoziabili" e l’ospitalità data nelle sue liste a importanti esponenti cattolici. Ma non basta, non può bastare. Tanto è vero che altri nomi noti del variegato panorama ecclesiale si sono affrettati a rimanere negli schieramenti in cui già si trovavano (non posso non pensare a Maurizio Lupi e Rosi Bindi), e non passava giorno in cui destra e sinistra non si vantavano di avere aggiunto alle loro liste questo o quel cattolico. E qui vengo a un’altra considerazione, ancora più amara: l’evanescenza (nel panorama attuale) del significato del termine "cattolico". O meglio, la diffusa convinzione che "cattolico" sia una definizione applicabile alla propria vita privata, alla "sagrestia", e non alla vita politica, dove bisogna essere "laici". Non vi sarebbe quindi contraddizione fra il proprio essere cattolico e il sostenere una formazione politica che promette di riconoscere pubblicamente le unioni omosessuali, favorire il divorzio breve, o che, da altre parti, ha dato pubblico scandalo minando oggettivamente la morale pubblica. Perciò apprezzo sempre l’impegno di "Avvenire" nel "tenere il punto" sulle questioni importanti, smascherando doppiezze e incongruenze degli uomini politici di ogni colore. La mia amarezza non vuol dire che non voterò, nonostante tutto mi sembra che ci siano elementi sufficienti per fare una scelta (del "meno peggio"). Ma nel mio voto ci sarà già molta delusione. Spero di sbagliarmi.Q. Giorgio D’Alessandris, Roma
Caro direttoreho letto su "Avvenire" del 21 febbraio l’interessante riflessione del giurista Filippo Vari sul bimbo adottato da due lesbiche. Lo studioso, illustrando la teoria del "piano inclinato" («di strappo in strappo, sulle questioni antropologiche, il limite ultimo si sposta sempre di più»), porta l’emblematico caso tedesco. «In Germania – constata il professore – dieci anni fa, nel dare riconoscimento alle unioni gay, la Corte costituzionale giudicò che tale riconoscimento non avrebbe violato la legge fondamentale tedesca perché si trattava di unioni del tutto diverse dalla famiglia vera fondata sul matrimonio… Ma oggi queste forme di convivenza sono poste sullo stesso piano del matrimonio (…) dunque – conclude Vari – tutto ciò che varrà per le coppie eterosessuali primo o poi sarà concesso anche ai gay, compresi i figli». Appena sopra ho letto anche la dichiarazione di Rosy Bindi che chiarisce la proposta del Pd sull’argomento: «Ci ispiriamo al modello tedesco che non prevede l’adozione». Poi ribadita da Pierluigi Bersani nella sua intervista del 23 febbraio. Grazie "Avvenire", continuerò a leggerti per sempre, mi hai chiarito tutto, sul tema e sul voto! A proposito: io sto col professore.Virginio Marconato, San Pietro di Feletto (Tv)
Caro direttore,sono un vecchio abbonato e sono anche piuttosto avanti nell’età ma sono ancora curioso e per questo ho messo da parte la mia vecchia macchina da scrivere e mi sono dotato di computer e connesso alla rete. Scusi il preambolo, ma la ragione di questa lettera parte dalla mia incapacità di capire la esposizione di commenti tv, articoli sulla stampa nazionale, fondi di grandi firme tutte orientate alla pre-comprensione di ciò che deve ancora accadere. E chiedo: se i giochi andranno come previsto, se i sondaggi saranno confermati, se le persone che andranno al voto son davvero definite in una spirale deterministica, allora... i cittadini liberi, coscienti, non esposti al vento di queste ultime, dolenti ore di ammiccamenti dove saranno, dove andranno? E ancora, direttore, se a dispetto di certe previsioni fossero in tanti e decisi a cambiare sul serio, tenendo presente una rotta che si chiama "futuro nel Bene Comune". Ecco, qualcuno ha detto "una risata vi seppellirà". E se seppellisse anche il Comico? Allora mi rasserenerò. La saluto e, con lei, saluto tutta la redazione del nostro onesto quotidiano.Eugenio Ginocchio, Camogli (Ge)
 
Gentile direttore.dopo aver ascoltato le ormai ultime e ripetute "proposte" per convincere i sempre più riottosi elettori a votarli, sarebbe forse necessario sottolineare lo scarso livello di considerazione che sembrano avere alcuni nostri politici di noi italiani. Ma, si sa, esistono vari modi di "far politica". A noi tocca questo… E a me colpisce soprattutto una classe politica che dopo aver insediato un "governo dei tecnici" per fare ciò che non aveva saputo fare in proprio, ora lo critica per quanto questo ha dovuto fare in un solo anno. Anno che sta lasciando sulla pelle della stragrande maggioranza dei cittadini italiani i segni di questa crisi che viene, ricordiamocelo, quindi da ben più lontano. Spero che gli italiani non siano destinati a essere nuovamente governati da piccoli personaggi che confermano di ritenerci ancora un popolo da «... volete burro o condoni?» (e mi si perdoni la rielaborazione dell’altrettanto retoricamente inutile «... volete burro o cannoni?» di un passato regime!). Pare che ci ritengano incapaci di avere quella necessaria maturità per comprendere e riconoscere la vera origine dell’attuale nostra crisi economica. Senza pretendere che i politici, in piena campagna elettorale, possano venire a proporci soluzioni "lacrime e sangue", ipotizzare nuovi condoni o facili rimborsi non è altro che la conferma di quella sorta di supponente paternalismo che gli stessi provano nei confronti di noi cittadini. Ed è nel segreto dell’urna, prima di ascoltare l’una o l’altra campana (... compresa quella di coloro che si ritengono vincitori annunciati!), che noi italiani dovremmo forse chiederci se meritiamo questa considerazione.Mario Taliani, Noceto (Pr)
Caro direttore,da Monti a Berlusconi, la classe politica italiana inveisce pesantemente sul comico genovese definendolo "un pericolo per la democrazia". Certamente Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle rappresentano una vera incognita per queste elezioni: sia nel risultato politico che nella successiva attuazione del programma. Il problema è però il resto dell’offerta politica, purtroppo espressione di un vecchio e decadente sistema politico basato sulla partitocrazia e sulla corruzione. Il M5S da questo punto di vista rappresenta una novità: basti guardare alla Sicilia dove il governatore Crocetta sembra entusiasta dell’operato dei deputati regionali a cinque stelle. Tuttavia permangono diversi dubbi sul M5S: i comportamenti spesso autarchici del leader Grillo e una manifesta intolleranza dei "grillini" a eventuali critiche rappresentano i limiti più evidenti del movimento. Per questi motivi certi comportamenti di Grillo e dei suoi vengono accostati alle fasi iniziali del fascismo. Naturalmente si tratta di forzature da clima elettorale, ma non sono convinto che sia giusto canalizzare il voto di protesta in quella direzione.Fabrizio Vinci, Messina
 
 
I vostri come quelli di tanti altri lettori che in qualche modo rappresentate sono, cari amici, ragionamenti in parte diversi ma animati da una stessa attesa. Mentre ci accingiamo a esercitare il nostro diritto e a onorare il nostro dovere di cittadini-elettori mi limito, partendo da una citazione d’autore, a una piccola (ma non irrilevante) annotazione: chi «non si fa abbindolare» e vota usando la testa non sbaglia mai, sbaglia chi usa male il nostro voto. Possiamo e dobbiamo ricordarcelo. Siamo in grado di ragionevolmente valutarlo e prevederlo. Sulle nostre pagine, durante questa campagna elettorale, abbiamo lavorato per offrire una bussola adeguata, perché fosse un po’ più facile capire e decidere.
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