Alberto Baldessari, Folgarìa (Tn)
Comprendo, caro Baldessari, che il trovarsi improvvisamente davanti a un «pedaggio» per entrare in chiesa possa aver sconcertato lei e la sua famiglia. Tuttavia l’istituzione di un ticket d’ingresso ai luoghi di culto – a Venezia così come in altre città storiche italiane, per esempio Firenze – non è cosa nuova, anzi è collaudata da circa un decennio di applicazione e, soprattutto, non è dovuta a esosità o speculazione. Le ragioni di tale scelta, presa non certo a cuor leggero, sono concrete e certificabili, e attengono alla necessità, da parte delle comunità ecclesiali, di reperire un flusso di risorse economiche certe per consentire la manutenzione e la custodia di questi insigni edifici, bellissimi ma esigenti di cure. Il patrimonio architettonico e artistico della Chiesa è un tesoro che – in termini meramente economici – non produce reddito, bensì ne assorbe, spesso ben al di là delle forze delle singole Chiese locali. Il caso di Venezia risulta emblematico, e sono certo che dopo aver letto le prossime righe, la sua ottica di valutazione della questione cambierà. La Serenissima, che vanta un contesto ambientale e culturale unico al mondo, ha visto progressivamente ma inesorabilmente diminuire la popolazione residente nel suo territorio comunale: dai 368.000 abitanti nel 1968, si è passati agli attuali 270.000 (il centro storico della città ha perso addirittura la metà dei suoi abitanti: erano 121mila nel 1966, sono 62mila oggi). Questo drastico ridimensionamento demografico – come si può ben immaginare – non è senza conseguenze sulle casse del Patriarcato: le offerte vengono meno, ma i beni monumentali restano quelli che erano, e richiedono continui investimenti per restauri, conservazione, misure di sicurezza. A integrazione di queste considerazioni, il Patriarcato ci comunica che «l’uso dei luoghi di culto di Venezia è regolato da un Direttorio che, in particolare all’Art. 1, paragrafo 3, precisa: "L’Ordinario diocesano, nei suddetti luoghi (le chiese, Ndr) , in accordo con il responsabile legale degli stessi, può concedere la possibilità di introdurre un biglietto d’ingresso limitatamente alla fasce orarie non riservate al culto pubblico, nel rispetto delle vigenti norme canoniche e civili. L’introito sarà destinato a vantaggio della tutela e della conservazione del luogo stesso. In ogni caso deve essere garantita ai fedeli che lo desiderassero la possibilità dell’accesso gratuito in una cappella o in un settore della chiesa riservato per la preghiera". A oggi il biglietto è stato concesso solo in dodici chiese veneziane su 70 aperte al culto nella città di Venezia, 12 chiese che grazie ai ricavi di tale biglietto, possono restare aperte con un servizio regolare di custodia dalle 10 alle 17».
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