Una robusta campagna vaccinale è indispensabile, ma non basta. Meglio dircelo chiaro mentre si fissano nuovi modi e ritmi di convivenza col coronavirus. Infatti, come ricordava Seneca in una lettera a Lucilio, «è difficile tenere una giusta misura in quello che si crede un bene» (XXIII, 6). L’eccesso di zelo nel mettere in luce la bontà di una scelta può indurre a una falsa sicurezza e far abbassare la guardia. Ma può anche suscitare il sospetto (spesso infondato) che si stia nascondendo la faccia opposta della medaglia. Così pure per le vaccinazioni.
Quando il messaggio da 'Usiamo i vaccini come buon strumento di profilassi che, insieme ai dispositivi di protezione e al distanziamento, ci risparmia le forme più gravi del Covid e ne aiuta il contenimento, con una graduale ripresa delle attività sociali' (in sintesi: 'Vacciniamoci, e manteniamo le giuste precauzioni') si trasforma in 'Vacciniamoci così non ci ammaleremo, non trasmetteremo l’infezione e saremo nuovamente liberi da dispositivi e norme anti-Covid' (in sintesi: 'Vacciniamoci, e niente più precauzioni'), allora il gioco è fatto. Ed è un gioco a perdere.
In questa fase, purtroppo, una cosa è evidente: mentre in gruppi minoritari, ma non irrilevanti, resta radicata l’ostilità contro i vaccini e si nega persino la gravità della pandemia, nei luoghi di vacanza e di sport, alle cene e alle feste si diffonde una euforia da 'vittoria sul virus' e 'riconquistata libertà' che induce una crescente parte dei vaccinati ad abbandonare le più elementari misure profilattiche.
Quanto osserviamo in questi giorni in Inghilterra, Francia e altri Paesi alle prese con la variante Delta B.1.617.2 è istruttivo. La pur preziosa vaccinazione non può essere disgiunta dalle altre misure. Il Regno Unito è alle prese con un numero di nuovi contagi da Delta (circa 50mila al giorno) che a causa di tamponi positivi e 'contatti stretti' costringe all’isolamento milioni di persone – compreso l’«aperturista» premier Boris Johnson e metà del suo governo – con conseguenze gravissime per la vita sociale ed economica. I ricoveri per Covid sono contenuti e di per sé non stanno mettendo di nuovo in crisi gli ospedali, che però rischiano gravi disservizi per il crescente numero di dipendenti ammalati.
La ragione sta nel numero di inglesi non ancora completamente vaccinati (45,5%), ma anche nel fatto che l’inoculazione non conferisce una generalizzata 'immunità sterilizzante', bensì una riduzione della 'carica virale' nei vaccinati infettati, carica molto superiore nella Delta rispetto ai precedenti ceppi virali. Come segnala uno studio su circa 20mila casi di colpiti dalla Delta apparso sul 'New England Journal Medicine', due dosi di Pfizer-BioNTech e di AstraZeneca evitano il ricovero rispettivamente all’88% e al 67% dei vaccinati, ma, oltre al 12% e al 33% di essi che potranno eventualmente infettarsi e sviluppare sintomi gravi con degenza in terapia intensiva o subintensiva, si deve aggiungere anche una quota rilevante dei vaccinati che risulteranno positivi (asintomatici o paucisintomatici) e dei loro contatti stretti che andranno in isolamento domiciliare e non potranno presentarsi al lavoro o in classe. Non pochi, in Europa, si stanno ormai interrogando sulla 'pericolosità sociosanitaria' sia di chi ha scrupoli eccessivi a vaccinarsi, sia dei vaccinati senza scrupoli nei contatti fisici e nella frequentazione senza mascherina di luoghi affollati.
L’obbligo civile – e anche morale, come ha ricordato la Nota sui vaccini della Congregazione per la dottrina della fede – riguarda il dovere della profilassi per sé e per gli altri. E questa tra i suoi strumenti comprende anche i vaccini, ma non si limita ai vaccini. Mondo della scienza e Chiesa anche su questo parlano a una sola voce.