Caro direttore,
non sarà una legge sull’omofobia a risolvere il vero problema che ne è alla base: la mancanza del senso del pudore. Se le persone – un uomo e una donna o due omosessuali – si baciano in pubblico, incuranti dei sentimenti di chi gli sta intorno, non c’è da meravigliarsi se qualcuno, più infastidito di quanti restino a guardare oppure girino la testa dall’altra parte per non vedere, li assalga verbalmente o fisicamente. Insultare o picchiare non va mai bene; limitarsi a dire: «Vergognatevi!» sì. O forse dovremmo battere le mani, dicendo: «Continuate pure, lo spettacolo è gratis!».
Annalisa B.
Battere le mani non è obbligatorio, così come non è educato scambiarsi effusioni in pubblico. E alzare le mani è certamente sbagliato e, per quanto mi riguarda, insopportabile. Perciò continuo a meravigliarmi, eccome, quando qualcuno picchia e insulta qualcun altro (chiunque l’altro sia), perché non accetta ciò che l’altra persona è, e magari pensa pure di avere delle ragioni da accampare. A casa mia, come a casa sua, gentile signora, chi mena ha torto due volte. Detto questo, non sarà una legge sull’omofobia a risolvere il problema (che rischierebbe anzi di complicare). Per dissuadere e fermare violenti e intolleranti abbiamo già regole sufficienti, si tratta semplicemente di applicarle. E di educare tutti al sacrosanto rispetto degli altri e a quello, convenzionale ma non meno importante, di basilari regole di civile convivenza e, dunque, anche di educato comportamento pubblico.