Un cambio di governo a Berlino segna sempre il tempo e aiuta a delineare le direzioni del futuro. Una affermazione ancora più vera in questo 2021, in cui l’intera Europa sta vivendo il terzo inverno di pandemia. Dopo settimane di trattative, sta per nascere ufficialmente il nuovo governo tedesco che richiama i tre colori di un Semaforo: il rosso dei socialdemocratici, il verde del partito ambientalista e il giallo del partito liberale. Con la fine del lungo regno di Angela Merkel (16 anni) – donna del partito cristiano-democratico che ha espresso una leadership affidabile e (molto) pragmatica – i tedeschi hanno deciso di affidarsi a Olaf Scholz, uomo sobrio e tenace, molto lontano dall’immaginario della leadership contemporanea, già vicepremier dell’attuale governo. E almeno dal punto di vista dello stile, Scholz – che ha vinto contro tutti i pronostici – si pone in linea di continuità con Merkel. È piuttosto dal lato del programma che il nuovo cancelliere si propone di segnare una discontinuità. Il nuovo governo tedesco punta a guidare in modo esemplare anche per il resto d’Europa una transizione che dovrà procedere sui due binari della sostenibilità e della digitalizzazione. In sostanza, la sfida è: si può procedere facendo quadrare il cerchio della difficile transizione energetica e degli imponenti mutamenti del lavoro prodotti dalla digitalizzazione mentre si mantengono sia affidabilità finanziaria (che i tedeschi non vogliono perdere) sia pace sociale? Un rebus che è affidato alle capacità tutte da scoprire di una coalizione inedita, formata da tre componenti piuttosto diverse della società tedesca. Robert Habeck, co-presidente dei Verdi ha deciso di giocare la partita in prima persona, assumendosi la responsabilità di un dicastero cruciale, con deleghe su Economia e Clima.
Christian Lindner, leader dei liberali, ottiene il ministero delle Finanze. Il suo problema sarà quello di far coesistere l’impostazione espansiva centrata sull’apertura di una stagione di forti investimenti pubblici e un livello di indebitamento accettabile per i grandi interessi economici.
Mentre la Spd – per tramite del nuovo cancelliere – si riserva la regia complessiva dell’esecutivo, con una particolare attenzione ai temi del lavoro. Si delinea così una novità politica che, portando a maturazione processi in atto in diversi sistemi già da vari anni, si propone di diventare il nuovo baricentro politico non solo in Germania, ma anche in Europa. E questo potrebbe avere riflessi importanti pure nel nostro Paese.
Da una parte c’è la ristrutturazione dell’attuale campo moderato, che si usa definire di centro-destra sebbene in Germania la destra non ne abbia mai fatto parte, se non attraverso settori liberali (e non certo radica-li), che ora però sono passati alla Coalizione Semaforo. L’uscita di scena di Merkel e la sconfitta elettorale determineranno una crisi strutturale della Cdu, la Democrazia Cristiana tedesca, da molto tempo architrave del sistema politico assieme alla 'gemella' bavarese Csu, aprendo la strada a partiti di destra radicale? O i cristiano democratici sapranno rifondarsi, restando sé stessi e bloccando derive popu-liste? Già prima della pandemia, tanto in Europa quanto negli Usa, le formazioni sovraniste erano cresciute aggregando interessi economici 'perdenti' (legati cioè a segmenti produttivi in declino, quali settori energetici arretrati, piccole imprese etc.), ceti sociali in difficoltà e gruppi religiosi con un forte orientamento identitario.
Una base sociale che, col virus, certo non è sparita. Dall’altra parte, a sinistra, rimane da capire la visione di società e di uomo che si vuole perseguire. In particolare, la nuova alleanza di governo tedesca sarà decisiva nel chiarire se si andrà verso la radicalizzazione delle spinte tecnocratiche e individualistiche che hanno attraversato i partiti progressisti negli ultimi anni oppure se – tenendo conto della lezione pandemica – si aprirà una nuova via, segnata dalla ricerca di una 'sostenibilità integrale' che metta al centro l’idea di persona e di società fraterna. A oggi è ancora troppo presto per capire quali direzioni si prenderanno nei due principali campi della politica contemporanea. Con interrogativi che toccano il futuro delle nostre società, ma anche il rapporto tra la radice cristiana e l’Europa. Di sicuro, il nuovo governo tedesco si assume due grandi responsabilità. Dimostrare, in tempi ragionevolmente brevi, che è possibile uscire dalla pandemia realizzando un salto verso un modello di sviluppo migliore di quello che abbiamo lasciato alle spalle.
Più in grado, cioè, di corrispondere alle attese di tutti. E contrastare le spinte verso la radicalizzazione che stanno attraverso le società europee. Il post-pandemia – i cui tempi rimangono ancora incerti – ci porterà in una stagione nuova. Tutti speriamo che sia positiva. Ma nessuno sa come la sofferenza e l’angoscia che il virus ha inoculato nel cuore di molti si manifesterà nei prossimi anni. Nel Paese leader dell’Unione, Scholz e il suo governo si stanno assumendo il compito di dimostrare che un futuro migliore è possibile e ci si può dirigere a passo sicuro. Vedremo se il Semaforo ne sarà capace.