giovedì 6 aprile 2023
L’iniziativa, simile a quella italiana, promossa da un professore figlio dell’ex cancelliere tedesco
Un obice tedesco in uso alle truppe ucraine mimetizzato in un bosco nei pressi di Soledar

Un obice tedesco in uso alle truppe ucraine mimetizzato in un bosco nei pressi di Soledar - REUTERS

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«Il primo passo è il cessate il fuoco, senza di esso non si può avviare alcuna trattativa di pace». Lo sostiene un professore di storia contemporanea, dal nome fondamentale nella storia della Germania nel XX secolo: Brandt, professor Peter Brandt, figlio di Willy Brandt, ex cancelliere socialdemocratico dal 1969 al 1974, anni politicamente complessi in cui però la Repubblica federale tedesca cambiò profondamente e iniziò ritagliarsi un ruolo diverso nello scacchiere politico europeo ed internazionale. Allo storico Peter non piace parlare del padre. «Cosa direbbe ora su quanto sta accadendo in Ucraina? Non posso, non voglio dire nulla, temo che le mie parole possano essere male interpretate», spiega ad “Avvenire”.


Lo storico Peter Brandt scrive una lettera aperta al governo di Berlino per aprire una via diplomatica a favore della pace e fermare l’escalation delle armi. Molte adesioni autorevoli

Lo storico, 74 anni, stimato in tutte le Università di Germania, autore di numerosi saggi, a lungo docente ad Hagen nel land del Nord-Reno Vestfalia, studioso di costituzioni europee comparate, dal 1 aprile sta costringendo gran parte del mondo politico e dell’opinione pubblica tedeschi «almeno ad iniziare a discutere di pace», come sottolinea lui stesso. Peter Brandt è ideatore e firmatario del primo vero appello al cancelliere socialdemocratico, Olaf Scholz, per un cessate il fuoco, dall’inizio dell’aggressione militare russa in Ucraina. « Benché nell’appello abbiamo utilizzato esplicitamente il termine pace – dice Brandt –, non possiamo definirlo un vero appello per la pace, bensì una richiesta a puntare con maggiore convinzione politica sulla diplomazia per evitare un’escalation militare senza precedenti nella storia europea perché potrebbe portare all’utilizzo di armi nucleari».

Brandt ha intitolato quella che lui preferisce definire «una lettera aperta»: «Frieden schaffen!», «Realizzare la pace – Cessate il fuoco e sicurezza comune ora!». Solo sul titolo si potrebbe aprire una lunga e complessa discussione politica, ma anche storico- filosofica. «Il cessate il fuoco è fondamentale, è il primo passo, la prima condizione necessaria e sufficiente per avviare ogni forma di trattativa. Noi chiediamo al cancelliere Olaf Scholz di tentare di aprire una via diplomatica per raggiungere un rapido cessate il fuoco, terminare la carneficina e spianare la strada a una possibilità di pace. Anziché del predominio dei militari c’è bisogno del linguaggio della diplomazia e della pace». Brandt nella lettera aperta invita alla collaborazione diplomatica tra diversi Paesi, chiamando in causa la Francia, con cui interagire politicamente per convincere altri Paesi come Brasile, Cina, India e Indonesia a spingere per l’apertura di trattative per il cessate il fuoco in Ucraina. «Ma so – aggiunge Brandt – che in Italia è già in atto una discussione politica sul tema. In molte forze politiche si parla apertamente da tempo dell’avvio di trattative di pace tra Russia ed Ucraina, sotto questo aspetto noi siamo in ritardo».

L’iniziativa di Brandt in Germania ha già oltre 240 sostenitori e firmatari tra cui l’ex presidente del Bundestag, il socialdemocratico Wolfgang Thierse, la teologa ex presidente delle Chiese evangeliche, Margot Käßmann, l’ex presidente della Spd Norbert-Walter Borjans, l’ex vicepresidente della Commissione Europea Günter Verheugen, gli ex dirigenti del sindacato IG Metall, Klaus Zwickel, Detlef Wetzel e Jürgen Peters e il politologo Hajo Funke.

L’ambasciatore ucraino a Berlino, Oleksii Makeiev, ha reagito dichiarando che l’appello è un esercizio di «puro cinismo nei confronti delle innumerevoli vittime dell’aggressione russa ed ha come unico scopo quello di coprire i crimini e le responsabilità della Russia». Alla luce della brutale aggressione di Mosca l’unico appello pacifista dovrebbe essere «Signor Putin, ritiri subito tutte le sue truppe dall’intero territorio ucraino!», ha sottolineato Makeiev. Non è un caso che il giorno seguente il vicecancelliere, il verde Robert Habeck, a sopresa si sia recato in treno a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per assicurare e rinnovare il sostegno militare della Germania.


L’azione ha fatto breccia nel partito socialdemocratico L’ambasciatore ucraino ha criticato l’iniziativa: «Un esercizio di puro cinismo nei confronti delle vittime dell’aggressione russa, l’unico scopo è coprire i crimini e le responsabilità della Russia»

Ma l’appello, o lettera aperta, di Brandt sembra aver fatto breccia tra i socialdemocratici, costretti a rispondere e a riflettere. «Non possiamo non prendere in considerazione un appello firmato da tali personalità del Paese. Questo appello arriva al momento giusto», ha sottolineato il capogruppo dei socialdemocratici al Bundestag, Rolf Mützenich, che ha aggiunto: «Dopo un anno di guerra non possiamo continuare a relegare la diplomazia in un angolo. Se nelle prossime settimane si aprirà una discussione politica concreta sul tema cessate il fuoco o trattative di pace allora potremo dire che l’appello lanciato anche da figure storiche della Spd avrà raggiunto il suo obiettivo ». Ma nella socialdemocrazia tedesca continua a prevalere l’idea di sostenere militarmente Kiev: «Non possiamo chiedere un cessate il fuoco senza prima assicurare la sicurezza anche militare dell’Ucraina», ha sottolineato l’esperto di politica estera della Spd, Michael Roth.


Il promotore: «Varie forze politiche nel mondo parlano dell’avvio possibile di trattative, noi tedeschi siamo indietro». No dalle altre forze dell’esecutivo, Verdi e liberali della Fdp, oltre che dalla Cdu/Csu

Molte critiche anche da rappresentanti degli altri due partiti di governo, Verdi e liberali della Fdp. Un secco no a trattative di pace dall’Unione democristiana Cdu/Csu: «Gli appelli per la pace aiutano solo il presidente russo Vladimir Putin che vorrebbe concludere il conflitto il prima possibile », ha sottolineato Ruprecht Polenz, ex deputato Cdu, esperto di politica estera, oggi analista e commentatore televisivo. Parte del mondo politico tedesco sta tentando di circoscrivere e definire la lettera aperta di Peter Brandt solo come «un’iniziativa della vecchia socialdemocrazia», ancorata a vecchi ideali politici. «Forse è vero – replica Peter Brandt – ma la socialdemocrazia tedesca ha costruito la sua storia politica anche sui valori del pacifismo, sulla ricerca sempre e comunque della via diplomatica». Il pacifismo sembra essere diventato un principio ormai obsoleto per la politica tedesca. I Verdi e soprattutto la Spd per decenni hanno costruito la loro dottrina politica sull’idea di impedire la guerra in Europa. Molti rappresentati della Spd sono rimasti fedeli all’imperativo categorico di ripudiare la guerra. «La socialdemocrazia tedesca in passato anche recentemente nel corso di conflitti internazionali – aggiunge Peter Brandt – ha sempre cercato una posizione mediatrice e diplomatica. Ha spesso perseguito l’idea di riconoscere le ragioni del nemico senza demonizzarlo e sedersi al tavolo a trattare con lui, bilanciare Realpolitik e fedeltà ai valori di pace e democrazia».

Il precursore di questa idea politica nella socialdemocrazia tedesca e nella politica internazionale della Repubblica federale fu proprio Willy Brandt. «In tanti in Germania e non solo sanno chi è stato mio padre – sottolinea il figlio Peter –. Il cancelliere della distensione, dell’avvio del dialogo tra Germania Ovest e Germania Est, tra i due blocchi, quello occidentale e quello comunista». Willy Brandt viene ricordato nei libri di storia come il primo cancelliere che in qualità di capo di governo si assunse le responsabilità e chiese scusa pubblicamente per gli orrori dell’esercito nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 7 dicembre 1970 Brandt sorprese il mondo intero, inginocchiandosi di fronte al monumento dedicato ai resistenti del ghetto di Varsavia. Con quel gesto, destinato a fare la storia, il cancelliere non solo lanciò un appello di pace, ma trasformò sé stesso in un simbolo di pace.


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