Caro direttore, a pochi giorni dalle votazioni europee, a una settimana esatta dal sabato del silenzio, ecco Matteo Salvini, ministro e leader della Lega, detentore di poco meno della metà delle quote del governo in carica, impegnato a sbandierare ripetutamente i simboli del Cristianesimo. Un popolo ha urlato allo scandalo. Vescovi, preti e mondo laicale hanno fatto riferimento a lui e alla ostentazione della corona del Rosario dicendolo un gesto irriverente o strumentale. «Nel bene o nel male, purché se ne parli», parafrasi de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde, esattamente la logica di Salvini e del suo team. E noi, anch’io, siamo caduti nel suo tranello. Usati perché si parlasse di lui. Chiaro che sono dispiaciuto quando vedo situazioni, strumentalizzazioni o sopraffazioni a livello di diritti fondamentali non rispettati (migranti e non solo)... ma ho da rimproverare anche me stesso: perché non ho taciuto, perché ho dovuto cedere alla tentazione di fare riferimento ai suoi gesti (a livello di “contenuto”, intendiamoci, non giudicando la persona Salvini) e non ho avuto la prudenza e la lungimiranza di aspettare che, come neve al sole o una bolla di sapone, rientrassero clamore e preoccupazioni?
Non si poteva tacere, mi hanno detto tanti amici che vivono in questa mia terra lucana e altrove. Ma mi sembra proprio che abbiamo fatto il suo gioco, ci siamo lasciati usare e abbiamo fatto uno splendido assist all’abile Matteo, in vista del voto europeo. E allora, direttore, porgo le mie scuse al signor Ministro. Che ha gioco facile quando, dagli schermi di “Quarta Repubblica” su Rete4, si domanda platealmente: che male c’è se un cristiano invoca Dio e ricorre al suo nome e a quello della Madonna? Perché si scandalizzano i vescovi per questo e non per altre ragioni? Già, riconosciamogli il suo merito: ha tirato tanto la corda, sparando su Caritas e altre realtà e strutture di servizio dei poveri e dei deboli, che ormai facciamo fatica a essere sempre lucidi e sereni e diventiamo tanto emotivi da fare il suo gioco, senza accorgercene. A Salvini ha il merito di saperci usare senza che nemmeno ci accorgiamo di prestarci al suo piano.
don Giovanni Lo Pinto
Caro direttore, da qualche secolo, e certo non solo in questa mia ligure e appenninica Val di Vara, stiamo insegnando ai bambini del catechismo che il secondo comandamento – Non nominare il nome di Dio invano – proibisce di «bestemmiare», cioè di lanciare insulti contro Dio e la Vergine Maria. Siamo in parte scusati di questa che è oggettivamente una deformazione del comandamento mosaico, dal momento che i nostri catechismi sono nati per i “rudi”. Gli illetterati infatti non conoscono i trucchi a cui ricorrono gli uomini di potere e perciò possono commettere peccati (di lingua) rumorosi e sgradevoli, ma innocui. Gli istruiti e i potenti, invece, hanno sempre saputo che cosa quel comandamento significava, e molti l’hanno abbondantemente violato. Il comandamento Non nominare il nome di Dio invano proibisce di usare il nome di Dio per coprire le proprie intenzioni di non rispettare i patti o di imporre fardelli importabili o di fare violenza agli indifesi. Sono i peggiori delitti di chi si proclama credente ma usa la sua supposta fede per coprire le sopraffazioni. È questa la vera bestemmia: l’uso strumentale del nome di Dio al servizio di cause estranee alla fede o deliberatamente votate al male. È una dichiarazione antievangelica la frase In God we trust (Noi crediamo in Dio) sul dollaro americano, perché non si può mescolare Dio con il denaro. È stata una bestemmia omicida il Gott mit uns (Dio è con noi) scritto sulle cinture dei soldati nazisti. Come tacere allora dei Vangeli e dei Rosari usati come bandierine da chi cerca – come il «divisore» – di lucrare sulle fragilità dei credenti? Come tacere dell’arruolamento blasfemo di Benedetto, Brigida, Caterina, Cirillo e Metodio, Teresa Benedetta della Croce per suscitare una bordata di fischi contro il Papa in una piazza di partito? Qualcuno pensa che si tratta di eccessi sopportabili, perché questi soldatacci portano le insegne cristiane e ci difendono dai nemici della fede. Anche questa è una bestemmia. Nemici della fede sono quelli che diffondono il veleno della dissimulata menzogna e della divisione.
don Sandro Lagomarsini