Aborto e diritti violati: guardate e vedete Flavia
martedì 24 ottobre 2017

Non sempre accade che i veri diritti siano riconosciuti e affrontati con la dovuta priorità. Sentiamo insistere su presunti diritti cui, a dire il vero, non avevamo mai pensato. L’aborto è un diritto? C’è chi vorrebbe allargare le maglie della legge 194 perché si possa arrivare a eliminare i bambini non ancora nati con più facilità, dimenticando quasi del tutto quella parte della legge che chiede di incontrare la donna in difficoltà, parlarle, individuare i motivi che l’hanno spinta a fare quella scelta dolorosissima per lei, per la famiglia, per la società. Aiutarla, sostenerla. Ricordandole che i problemi possono essere risolti, che col passare del tempo tante cose cambieranno.

Ricordandole anche che una volta eseguito l’aborto, pur volendo, indietro non potrà tornare più. Ne abbiamo viste tante di queste donne lasciate a se stesse, che a distanza di decenni ancora rimpiangono quel gesto cui si sottoposero con troppa superficialità. Questa parte della legge 194 è inosservata, e sembra interessare poco e solo a tratti. Eppure dovrebbe stare a cuore a tutti, credenti e non credenti, in ballo non c’è 'qualcosa', ma la vita di un essere umano che verrà a rinnovare la faccia della terra. Flavia è una ragazza minorenne. È rimasta incinta. Sconcerto, paura, bisogno di affetto, di sicurezza, di calore. Flavia già ama il suo bambino. Lo vuole. Ma è sola, terribilmente sola. La famiglia non versa in buone condizioni economiche. Unica soluzione: l’aborto. Flavia non vuole, si oppone, ma è sola: una ragazza senza lavoro, senza soldi, senza alcun sostegno. Riusciamo a incontrare questa futura, impaurita, giovanissima, mamma.

Ci facciamo accanto, le promettiamo aiuto. Le diciamo che non sarà abbandonata al suo destino. Ci siamo oggi, ci saremo domani. Con discrezione le raccontiamo di altre donne che come lei hanno avuto il coraggio di far nascere il loro figlio. Le chiediamo di fidarsi della Provvidenza, perché Dio di certo non ci abbandonerà. Arriva il giorno prefissato, Flavia viene condotta in ospedale, tutto è pronto per ' risolvere il problema'. Noi, col cuore a lutto, ci facciamo da parte, il nostro contributo deve essere calibrato, attento: Flavia non è nostra figlia. Intanto preghiamo.

Pregare non è un modo per lavarsi le mani gettando sul Signore ogni responsabilità. Pregare per noi credenti è e rimane un atto di fiducia smisurata nella misericordia di Dio, è ricordare a noi stessi e agli altri che siamo veramente poca cosa se una mano misteriosa non ci sorreggesse dall’alto. Pregare è continuare a sperare anche quando ogni speranza sembra essere svanita. Separare l’azione dalla preghiera non il meglio per un cristiano. Preghiamo mentre Flavia viene condotta in ospedale.

Che cosa succederà non lo sappiamo. In reparto Flavia rifiuta di sottoporsi all’intervento: piange, chiede di andare via. Viene riportata a casa. E adesso? È minorenne, occorre fare attenzione alle leggi, muoversi con delicatezza. Allertiamo i servizi sociali. La riposta è decisamente scoraggiante. Il Comune è in dissesto, non ci sono possibilità di poter aiutare Flavia, nemmeno aiutandola a trovare un piccolo lavoro. Unico aiuto è un supporto psicologico. Il muro di gomma contro il quale vanno a sbattere i poveri nel momento del bisogno si trasforma in una barriera di cemento armato. «L’aborto è un diritto», si dice da diverse parti. Davvero? E che cosa ne è del diritto dei bambini, che purtroppo non hanno ancora la voce per gridare al mondo che non vorrebbero essere eliminati.

E quando i diritti confliggono occorre andarci piano, fermarsi, riflettere. Occorre eliminare per davvero tutti gli ostacoli che spingono una donna a fare una 'scelta' obbligata. A imboccare una strada a senso unico, gettando su di lei la responsabilità. Flavia ha scelto. Vuole partorire, allattare, coccolare il suo bambino; vuole stringerlo tra le braccia, farlo crescere, educarlo, amarlo. La famiglia, povera, non può aiutarla; il Comune in dissesto non riesce a farsi carico di questa assurda situazione; la sua condizione di minorenne limita il nostro aiuto. Non ci fermeremo. E non rinunciamo a far capire come il dramma della povertà incide sull’altrettanto grande dramma dell’aborto, e quanto tutto ciò pesi. Eppure tutto ciò sembra non interessare troppo chi nell’aborto vuole continuare a vedere a tutti i costi un salto verso la libertà. Guardino Flavia, piuttosto. Lei è l’icona di tutte le donne costrette ad abortire solo perché povere. Flavia ci interroga. Le risposte da dare sono urgenti.

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