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Una mamma con il suo bambino ricoverato all'Ayder hospital di Macallè, capoluogo del Tigrai, per malnutrizione. Da mesi si ripetono gli allarmi di Ong e organismi umanitari dell'Onu sulla carestia nella regione settentrionale etiope che sta falcidiando i più poveri - Foto concesse dall'Ayder hospital
Una mamma con il suo bambino ricoverato all'Ayder hospital di Macallè, capoluogo del Tigrai, per malnutrizione. Da mesi si ripetono gli allarmi di Ong e organismi umanitari dell'Onu sulla carestia nella regione settentrionale etiope che sta falcidiando i più poveri - Foto concesse dall'Ayder hospital
Il reparto pediatrico dell'ospedale del capoluogo tigrino, uno dei pochi rimasti integri in 11 mesi di conflitto partito il 3 novembre 2020. Il 70% delle strutture sanitarie è stato distrutto o saccheggiato aggravando la crisi umanitaria - Foto concesse dall'Ayder hospital
Le madri dei ricoverati aspettano davanti all'ingresso giorno e notte. Per chi viene operato in questi giorni la situazione è doppiamente critica. Oltre al cibo mancano infatti medicinali, guanti e disinfettanti - Foto concesse dall'Ayder hospital
Un piccolo paziente di quattro anni malnutrito e ricoverato in condizioni critiche. Lo scorso gennaio sono stati diramati dalle autorità locali i primi rapporti su persone morte per fame nelle aree rurali. Da giugno la situazione è diventata critica - Foto concesse dall'Ayder hospital
Donne tigrine in attesa all'Ayder. All'ospedale durante l'occupazione delle forze federali e degli eritrei si sono rivolte centinaia di vittime di stupri etnici. Sui crimini di guerra sta indagando l'Onu insieme a una commissione etiope che, però, non ha potuto recarsi in molti centri della regione come Axum teatro delle violenze più efferate - Foto concesse dall'Ayder hospital
All'Ayder sono finiti i posti letto in camera e ci si arrangia anche per il cibo, ndjera e zuppa, servito tre volte al giorno. Le scorte alimentari finiranno a metà ottobre circa. - Foto concesse dall'Ayder hospital
Un paziente di 10 anni, uno dei 22 ricoverati per malnutrizione acuta. Secondo gli esperti Onu, la situazione della malnutrizione in Tigrai è senza precedenti. L'ultimo report delle Nazioni Unite del 29 settembre rivela che l'80% delle 15 mila donne incinta o che allattavano visitate era afflitta da malnutrizione acuta - Foto concesse dall'Ayder hospital
Un'altra piccolissima vittima della malnutrizione. Secondo il vicedirettore dell'Ayder referral hospital Sintayehu Misgena, che siamo riusciti a contattare telefonicamente a Macallè, l'ospedale è prossimo al default anche per mancanza di farmaci e ossigeno. - Foto concesse dall'Ayder hospital
Una tabella dell'unità nutrizionale pediatrica dell'ospedale del capoluogo tigrino dove è possibile distinguere l'età di alcuni dei bambini ricoverati - Foto concesse dall'Ayder hospital
La situazione a Macallè è migliore rispetto al resto del Tigrai sostiene Sintayehu. In meeting informali e riunioni tra sanitari si parla di bambini che nelle aree rurali stanno morendo o sono morti di fame senza poter andare in ospedale - Foto concesse dall'Ayder hospital
Un caso gravissimo di malnutrizione, una foto simbolo di questa tragedia oscurata e dimenticata. La prossima domenica secondo Sintayehu termineranno le scorte di medicinali e i medici temono di dire alle madri di questi bambini di non poter più fare nulla per loro - Foto concesse dall'Ayder hospital
I casi di malnutrizione grave sono esplosi a giugno a Macallè, ci conferma Mohammed Mustefa, capo dipartimento di pediatria all'Ayder. Dal 2015 al 2020, prima del conflitto, i casi erano molto rari. Poi il conflitto e il blocco degli aiuti hanno fatto precipitare la siutaizone - Foto concesse dall'Ayder hospital
Ancora una settimana prima dell'esaurimento delle scorte alimentari e dei medicinali all'ospedale pediatrico del capoluogo tigrino Macallè, l'unico che siamo riusciti a contattare anche se nelle aree vicine all'Eritrea diverse fonti ci confermano che il quadro è anche peggiore.
Dopo 11 mesi di guerra fratricida e oscurata nel Tigrai, mentre è in corso l'ennesima controffensiva delle forze governative nell'area al confine con la regione di Amhara, da Macallè arrivano in continuazione le drammatiche foto della malnutrizione che colpisce i bambini, le vittime innocenti. Ce le hanno mandate i pediatri che ne assistono 22 e che hanno scorte di cibo ancora per sette giorni: la razione giornaliera per ogni bambino è tre fette di 'ndjera la "piadina" spugnosa fatta con il cereale locale teff e una zuppa vegetale. Altro non c'è, il cibo e i medicinali arrivano con il contagocce sia per i combattimenti che per i blocchi e i saccheggi dei camion. La catastrofe umanitaria è stata paventata e denunciata da tutti gli organismi internazionali. L'ultimo report Onu parla di situazione senza precedenti per la malnutrizione acuta che affligge l'80% delle 15mila donne incinta o che allattavano visitate.
Il responsabile di Unocha (Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari) nel paese Martin Griffiths ha invitato nei giorni scorsi il governo di Addis Abeba a muovere i camion. Per tutta risposta, con un gesto senza precedenti, è stato espulso il 30 settembre con altri 6 funzionari Onu, tra cui la responsabile dell'Unicef per ingerenze in affari interni tra le proteste della comunità internazionale. L'Onu ha chiesto ad Addis Abeba di fornire le prove scritte che certifichino la cattiva condotta dei funzionari.
I piccoli pazienti ricoverati per malnutrizione sono la punta dell'iceberg. Oltre 400 mila tigrini, stimano gli organismi umanitari internazionali, tra cui tanti loro coetanei, soffrono infatti la fame nelle aree rurali da quando, il 3 novembre 2020, è iniziato il conflitto tra le forze regionali del Tigrai guidate dal partito regionale del Tplf e l'esercito federale etiope alleato con l'esercito eritreo e le forze regionali Amhara. Il Tigrai, circa 6 milioni di abitanti, a causa della guerra ha perso i raccolti di cereali e il 70% delle strutture sanitarie è stato danneggiato.
Se gli aiuti non arrivano, in compenso l'emittente televisiva Cnn ha accusato la compagnia aerea di bandiera Ethiopian Airlines di aver trasportato armi in Eritrea, fra cui fucili, munizioni e veicoli militari,violando il diritto internazionale. In quello stesso periodo, sono stati compiuti due tra i più gravi massacri di civili del conflitto nella città di Axum dal 19 novembre e nel villaggio di Dengelat il 30 novembre attribuiti a soldati eritrei, schierati con le forze governative etiopi. L'Eritrea ha ammesso solo in primavera di aver partecipato alla guerra che ha causato diverse migliaia di morti e milioni di sfollati.
Finora la guerra è stata caratterizzata da combattimenti aspri, da rovesciamenti di fronte da numerosi crimini di guerra sui civili, compresi stupri etnici ed eccidi di massa, commessi prima contro la popolazione tigrina e, dal 28 giugno, anche in territorio Amhara dai tigrini stando alle dichiarazioni di Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i diritti umani, nuovo fronte dove ci sono altri 300 mila sfollati interni a rischio fame. Bachelet doveva realizzare un'inchiesta sui crimini di guerra con una commissione etiope sui diritti umani di nomina parlamentare, ma non hanno potuto visitare le aree dove sarebbero stati compiuti i maggiori eccidi come appunto Axum e Dengelat. Il rapporto dovrebbe uscire ai primi di novembre.