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Una priorità per il neoletto presidente francese Emmanuel Macron? "La disoccupazione, la disoccupazione, la disoccupazione". Risponde così ai microfoni di Radio Vaticana monsignor Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Conferenza episcopale di Francia. "Lottare contro la disoccupazione, dare lavoro a tutti, perché sicuramente è questo l`aspetto che è più distruttivo per le persone, per le famiglie, per le prospettive, per i progetti, in particolare per quanto riguarda i giovani che non vedono un orizzonte chiaro. È qualcosa che distrugge la fiducia che ora è necessario ritrovare, ma la fiducia la si potrà ritrovare attraverso azioni che producano frutti, frutti per tutti ma, soprattutto, per i più deboli".
Macron "è stato eletto con un voto importante, visti i risultati", afferma Pontier. "Bisogna sicuramente augurargli di riuscire, per il bene del nostro Paese, altrimenti, sarà la catastrofe! Le tensioni, la ricerca del cambiamento, le incertezze sono tali da rendere necessario un successo. Le elezioni legislative non sono poi tanto lontane, da loro uscirà un nuovo Parlamento. Viviamo un momento di grandi incertezze perché è un momento di grandi cambiamenti. È necessario ritrovare una certa saggezza e questo è certo! E poi, siamo consapevoli del fatto che non dobbiamo mettere il nostro Paese nella condizione di essere ingovernabile".
Emmanuel Macron si impegnerà ora a "unire" i francesi, questo è emerso dal suo discorso di domenica. La Chiesa di Francia si impegnerà a "unire" i cattolici, finora divisi? "La lotta per le idee spesso separa, mentre l`iniziativa nell`azione avvicina, e sicuramente questa è la strada che dobbiamo avere bene in mente. Ma certo non ci meraviglia che i cattolici siano divisi, perché i cattolici sono in ogni strato sociale, in ogni strato culturale e quindi, rispecchiando la società francese, sono divisi anche se ci sono limiti che non possiamo superare se vogliamo rimanere cattolici, e queste sono barriere che nascono dal Vangelo, dal rispetto dell`uomo, dal rispetto della vita, dal rispetto dell`accoglienza, dell`accoglienza dello straniero, dalla giustizia sociale, dalla ricerca della pace. E tutto questo deve iniziare a livello europeo, inizia dal fatto che sia questa Europa a offrire la solidarietà agli altri Paesi. Questo è chiaro".
Come hanno votato i cattolici francesi?
Secondo un sondaggio Ifop per La Croix e Le Pèlerin, i cattolici francesi sono andati alle urne piuttosto divisi. Nel secondo turno delle presidenziali il 46% dei «praticanti occasionali» ha votato Marine le Pen (un dato in crescita), una preferenza che scende però al 29% tra i «praticanti regolari», cioè coloro che vanno a Messa almeno una volta al mese. Questo dato invece è invece in calo di 5 punti percentuali).
Il consenso tra i cattolici è stato più marcato per il candidato centrista: domenica 7 maggio Macron ha ottenuto il 62% dei voti espressi dai «praticanti occasionali» e il 71% tra i «praticanti regolari».
Il leader di En Marche! ha totalizzato percentuali più alte tra i protestanti (67%) e ancora più nette tra i musulmani, raccogliendo il 92% delle preferenze.
Il sondaggio è stato realizzato online ieri, su 4.330 persone iscritte nelle liste elettorali, estratte da un campione rappresentativo di
4.572 persone, con un margine di errore tra 0,7-1,6 punti.
Secondo La Croix, dopo l'exploit del movimento Manif pour tous, nel 2012-13, con le prime manifestazioni per la vita, e dopo la successione di attentati terroristici, le elezioni regionali del 2015 avevano visto l'emergere di una spinta conservatrice. «Le liste di destra e di estrema destra avevano totalizzato l'83% dei voti dei praticanti regolari, con il 24% delle preferenze al Fronte nazionale». In queste elezioni presidenziali, sempre secondo l'Ifop, il candidato Francois Fillon al primo turno aveva ottenuto il 55% dei voti dei cattolici praticanti regolari.
Il totopremier: tra le donne Royal e Lagarde
L'attenzione ora è rivolta alla scelta del futuro premier, la prima decisione del successore di François Hollande che farà capire qualcosa in più sull'impronta che intende dare al suo mandato.
Alla vigilia del voto Macron aveva annunciato di avere già scelto il nome del primo ministro, ma che nemmeno il diretto interessato o interessata era stato avvisato. Nel caso in cui si trattasse di una donna, i nomi che sono circolati più frequentemente sono quelli della ministra dell'Ecologia Ségolène Royal, socialista ex compagna di Hollande, e della direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. Tra le ipotesi femminili potrebbe avere consistenza quella di Sylvie Goulard, eurodeputata dal 2009, centrista.
Nel caso in cui la scelta dovesse invece ricadere su un uomo, circolano con insistenza i nomi del sindaco di Lione, Gerard Collomb, socialista fin dall'inizio sostenitore di Macron, e del segretario generale di En Marche!, Richard Ferrand, ex socialista la cui esperienza di deputato di lunga data potrebbe giocare a suo favore. In corsa, inoltre, Édouard Philippe, sindaco di Le Havre, e Xavier Bertrand, sarkozysta presidente della regione Hauts-de-France.
Le prime proteste a Parigi
"Oggi cominciano cinque anni di lotta". Lo striscione apre a Parigi la prima manifestazione dell'era Macron, un corteo dalle mille anime, ognuna in piazza per la propria causa, ma accomunate dall'opposizione al nuovo presidente. Sono in migliaia a rispondere all'appello del Front Social, in una place de la République blindata, "contro le politiche ultraliberali" di Macron e "la regressione sociale": 8000 secondo gli organizzatori, 2000 secondo la polizia. C'è il popolo della scheda bianca o del voto nullo, che non si è voluto schierare "né con Macron, né con Le Pen", con il coro della Nuit Debout che intona El Pueblo Unido e Bella Ciao. E i sostenitori della sinistra alternativa di Jean-Luc Mélenchon che mettono il nuovo presidente "sotto tutela" in vista delle
legislative di giugno e avvertono: "Macron, stai attento. Gli 'indomiti' sono qui".
Partita nel primo pomeriggio al grido di "Vi siete rassegnati? No!", la manifestazione si è mossa tra strettissime misure di sicurezza nel timore del ripetersi degli scontri del primo maggio. Centinaia di agenti in tenuta antisommossa presidiavano l'accesso alla piazza perquisendo borse e zainetti e bloccavano le strade adiacenti il percorso. Per precauzione anche due fermate della metro sono state chiuse. Il corteo è però rimasto pacifico fino alla meta, in place de la Bastille.
En Marche! cambia nome, Macron rinuncia alla leadership
Emmanuel Marcon ha rinunciato alla leadership di En Marche!, il movimento da lui fondato un anno fa. Lo ha annunciato il segretario generale, Richard Ferrand. Il movimento, inoltre, prima delle legislative di giugno cambierà nome, assumendo la denominazione, La Republique en Marche. La leadership ad interim, dopo il passo indietro del neo presidente francese, sarà affidata a Catherine Barboux, precedentemente alla guida di una organizzazione di microcredito.
La mappa del voto
Solo due roccaforti a Marine Le Pen nel nord disagiato colpito dalla crisi industriale, oltre il 90% con Macron nella Parigi ricca e globalizzata, e un record di astensioni e schede bianche: i primi studi a seconda dell'età, del reddito, della professione fotografano profonde disparità.
Giovani e senior con Macron
Al primo turno, Jean-Luc Mélenchon (la France Insoumise) riuscì a strappare tanti giovani a Marine Le Pen. Ieri - rivela uno studio Ipsos/Steria - il 66% di essi (18-24 anni) ha scelto Macron. I migliori risultati di En Marche! si registrano però tra i senior: il 70% degli elettori tra i 60 e 69 anni ha optato per il candidato europeista, un dato che schizza al 78% per gli over 70. Le Pen viene battuta in tutte le classi di età, anche se seduce il 40% dei connazionali tra 25 e 34 anni e il 43% tra 35 e 49 anni.
Record astensione e schede bianche
L'astensione record, al 25,3% (mai cosi alta dal 1969), esplode tra i giovani al 34%. Record storico assoluto per le schede bianche, al 12%.
Gli operai in maggioranza con Le Pen
Come al primo turno, la candidata si è imposta tra gli operai: 56% di loro l'ha preferita a Macron (44%). Al contrario, lui incassa la fiducia di manager e dirigenti (82%), ma anche di pensionati (74%), professioni intermedie (67%) e impiegati (54%). Che lavorino nel pubblico o nel privato, il 62% dei dipendenti intervistati dice di aver scelto Macron.
Disoccupati divisi a metà
Scarto meno importante tra i disoccupati, il 53% ha scelto En Marche!, il 47% il Fn. Tra l'altro, i senza lavoro sono la prima categoria per astenuti (35%).
I ricchi con Macron
Il 75% di chi guadagna oltre 3.000 euro al mese ha scelto lui, la percentuale scende al 59% sotto ai 2.000 euro e al 55% sotto i 1.250 euro. Il 69% di chi invece sconta "grandi difficoltà economiche" ha scelto Le Pen.
Città e campagne En Marche!
Al primo turno Macron conquistava le città e Le Pen le campagne, ma la tendenza non si è confermata ieri. Gli elettori della Francia profonda (57%) e dei comuni di meno di 20.000 abitanti (65%) hanno scelto in maggioranza En Marche!, come anche le grandi città (62%). A Parigi, il paladino dell'Europa vola oltre il 90%.
Le Pen doppia il papà
Sul piano nazionale Le Pen (33,94%) resta ampiamente sotto alla soglia simbolica del 40%. E tuttavia è un risultato comunque storico, con quasi 11 milioni di consensi, il doppio rispetto al padre Jean-Marie nel ballottaggio contro Jacques Chirac del 2002 (5,5 mln). Per lei è andata benissimo nel nord: le uniche due roccaforti sono l'Aisne e il Nord-Pas-de-Calais, in cui raccoglie rispettivamente il 52,91% e il 52,05%. Percentuale bulgara nel feudo incrollabile di Hénin-Beaumont (61,56%). Ma anche in Costa Azzurra, come a Fréjus (50,71%). Quanto a Macron, fatta eccezione per i due unici bastioni lepenisti, strappa ovunque la maggioranza e trionfa, oltre che nelle città, in tutta la dorsale atlantica: Bretagna, Vandea, Pirenei-Atlantici. Risultati superiori al 70% anche in dipartimenti del centro come Corrèze, feudo storico di Hollande, o il Puy-de-Dôme, altra terra di tradizione socialista.