
I tre testimoni con monsignor Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza - Riccardo Monticello
Ci sono storie che parlano più forte dei clamori del mondo. Storie di uomini e donne che hanno scelto di dedicare la propria vita al servizio degli altri, illuminando le ombre della sofferenza umana con la luce della compassione. Memorie che non cercano di celebrare eroi, ma di risvegliare la consapevolezza di un impegno quotidiano che trasforma le piccole azioni in straordinari gesti di solidarietà.Il popolo martire di Haiti, segnato da secoli di difficoltà politiche ed economiche, è stato protagonista della Giornata dei Missionari Martiri di Vicenza. Nel corso della tradizionale Veglia al Santuario di Monte Berico, presieduta dal vescovo, monsignor Giuliano Brugnotto e organizzata da Missio Vicenza -Ufficio per la Pastorale missionaria, si è pregato per questo frammento d'isola e i suoi abitanti che si battono senz'armi per custodire brandelli di umanità nella disumanità di una guerra invisibile e cruenta.
La diocesi ha anche scelto di inserire fra i progetti solidali quaresimali una piccola realtà haitiana: la “Maison des Anges”, l'orfanotrofio sfollato, in collaborazione con la campagna lanciata da Avvenire e Fondazione Avvenire. La coppia che l'ha creato è dovuta fuggire da Port-au-Prince per l'avanzata delle gang e ha portato con se i dodici ospiti per cui non era riuscita a trovare un'altra sistemazione. Tutte le risorse sono state spese per l'alloggio nella piccola comunità rurale di Faucher, a circa cento chilometri a sud dalla capitale. La sfida più urgente è quella di trovare i fondi necessari per pagare le rette scolastiche e le uniformi dei ragazzi. Il sostegno economico si concentra sulla copertura delle spese scolastiche, affinché ogni bambino possa frequentare la scuola con il necessario supporto di uniformi e materiale didattico. Il progetto solidale vuole offrire una speranza a chi, come Gladys e suo marito, lotta ogni giorno per un futuro migliore per i più vulnerabili.
Nel silenzio commosso del Santuario, hanno risuonato le testimonianze di chi ha dato la propria vita per il Vangelo nella guerra haitiana. Tra questi, a Vicenza, Suor Maria Luisa Dell’Orto, uccisa a Port-au-Prince il 25 giugno 2022, è diventata simbolo di vita cristiana e di attenzione verso chi vive ai margini. La sua morte violenta si è intrecciata con la memoria di un popolo spesso dimenticato, ma capace di custodire una speranza ostinata. Il suo sacrificio rimane un legame profondo con un popolo che, nonostante le difficoltà, continua a sperare.
La sua vocazione l’ha portata in Camerun, Madagascar e infine ad Haiti, dove per vent’anni ha lavorato instancabilmente per i bambini di strada. Oltre al suo lavoro con i bambini, suor Luisa era insegnante di filosofia e un punto di riferimento per la comunità haitiana. «Chi era Luisa? Una vita vissuta come un dono per gli altri fino alla fine, come ha detto papa Francesco all'Angelus dopo il suo omicidio», racconta la sorella Maria Adele, intervenuta a Monte Berico in occasione della Giornata dei missionari martiri organizzata dall’Ufficio per la Pastorale Missionaria della Diocesi di Vicenza. «Il suo motto era "Kenbe Fèm" cioè "tener duro", il più bell'augurio che si fa e si riceve nel Paese. "Kenbe fèm è la virtù della forza interiore. Un intero cammino di vita, il cammino di Luisa. Era cosciente dei rischi che correva, ma risoluta e determinata nel donarsi agli altri come Charles de Focauld, che ha vissuto il suo essere cristiano come fratello di tutti a partire dai più piccoli". Il 25 giugno 2022, a due giorni dal suo 65esimo compleanno, suor Luisa è stata uccisa in un agguato a Port-au-Prince, colpita da colpi d’arma da fuoco. La sua morte ha lasciato un vuoto enorme, ma il suo impegno continua a vivere nel cuore di chi l’ha conosciuta e nei progetti che ha lasciato. "Per gli haitiani - prosegue Adele - la morte di Luisa è stata un'offerta per i tanti abitanti dell'isola che lei ha servito con amore. Sono sicuri che la sua vita donata porterà frutti di pace".
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Da sinistra, i tre testimoni del martirio di Haiti: Alessandro De Marchi, Iliana Joseph e Adele Dall'Orto - Riccardo Monticello
Iliana Joseph, co-fondatrice e presidente di Haitalia Aps, promuove iniziative culturali, sociali e di solidarietà per Haiti, sostenendo anche famiglie adottive, ha testimoniato non solo la sua storia personale, ma quella di un’intera nazione martoriata. «Sono una figlia di Haiti. Sono cresciuta a Port-de-Paix, in un quartiere che si affaccia sul mare e sulle colline. Ho visto morire i miei cari per malattie curabili, ho visto giovani privati del diritto allo studio, famiglie costrette a migrare. La nostra vita è segnata non dalla legalità, ma dalla condizione sociale». Oggi Haiti è ostaggio della violenza. Ogni giorno si consumano massacri, stupri, sequestri. «La situazione è fuori controllo», denuncia Iliana. «I bambini non vanno a scuola, gli ospedali vengono incendiati, la gente non può più lavorare. È una guerra civile non dichiarata, un genocidio silenzioso. Non possiamo più chiudere gli occhi». Uno degli episodi più atroci degli ultimi mesi ha riguardato una giovane madre, deportata dalla Repubblica Dominicana con il suo bambino di due mesi.
«Era tornata nel suo quartiere quando le gang hanno attaccato la sua casa», aggiunge Alessandro Demarchi, che dal 2001 lavora all’ong CISV ETS di Torino. «L’hanno minacciata, ordinandole di gettare il suo bambino tra le fiamme. Lei si è rifiutata. Allora gliel’hanno strappato dalle braccia e lo hanno lanciato nel fuoco. È impazzita dal dolore. Poco dopo, il suo cuore ha ceduto».
La guerra haitiana ci riguarda anche solo per il fatto che in essa si scorgono le direttrici verso il futuro distopico lungo le quali il mondo si sta incamminando. In questo stesso spirito nasce anche il progetto “Figli di Haiti”, promosso da Avvenire e dalla Fondazione Avvenire: dal 16 marzo, sul sito e sul quotidiano, verranno pubblicati reportage, interviste, storie, un docufilm e un podcast per raccontare quest'isola di cui siamo tutti figli. Il prossimo 17 aprile segnerà il bicentenario del trattato - perfezionato l'11 luglio successivo - che impose ad Haiti un debito colossale nei confronti della Francia in cambio della sua indipendenza, un peso che ha condizionato la storia della prima Repubblica nera e le cui conseguenze gravano ancora oggi sul Paese.
Un gesto per i Figli di Haiti: aiuta ad andare a scuola i bimbi della Maison des Anges, l’orfanotrofio sfollato
Si può donare tramite bonifico a:
Fondazione Avvenire ETS
IT97T0503401741000000020758
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