sabato 21 maggio 2011
Si chiamano Bloods, Crips, Goons. Sono bande fatte di minorenni, spesso vere «famiglie criminali». Negli ultimi 5 anni, negli Stati Uniti i reati sono calati in molte città, ma le gang giovanili risultano in crescita. Da Newark alla California via Chicago, i trafficanti di droga allungano i tentacoli sulle scuole reclutando perfino i «Dixie cups», bambini tra gli 8 e i 13 anni.
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Sheldon Oaks aveva 12 anni quando cominciò a bazzicare con i Bloods. Suo fratello Marcus, di 14, faceva già parte della gang – la più potente di Newark, con accesso illimitato ad armi d’assalto americane e russe e responsabile di più di metà degli omicidi in città. Sheldon nascondeva la cocaina nello zaino a scuola, per poi passarla al fratello all’uscita. Qualche mese dopo si mise a lavorare per Travis Burris, che a 17 anni era uno dei capi zona della fazione dei Brick city brims, sempre a Newark, una delle città più povere e violente degli Stati Uniti, alle porte di New York. Travis spiegò a Sheldon come si vende la roba, dove bazzicano i Crips, la gang rivale, come ci si procura una pistola. Gli fece anche vedere il suo tatuaggio, il suo Rolex e la pistola che teneva nei boxer.A tredici anni Sheldon aveva i requisiti per l’iniziazione, e la voleva più di ogni cosa. Travis scrisse su un pezzo di carta l’indirizzo di un membro dei Crips, al quale il ragazzino avrebbe dovuto sparare da una macchina in corsa. I "fratelli" dei Bloods gli affidarono una pistola automatica Uzi e partirono.Oggi Sheldon non ricorda bene cosa sia successo. Si è sporto, ha sparato dieci colpi. Nei giorni successivi è rimasto in casa, con la radio e la tv spenta perché non voleva sapere com’era andata. Ma aveva passato l’esame. Il nemico era stato ferito a un braccio.Oggi, a 18 anni, Sheldon è stato in prigione due volte. Prima per due mesi. Poi per un anno e tre mesi. Sta cercando un lavoro, dice, a un paio di mesi dall’uscita dal carcere giovanile di Mountainview, e nega di lavorare ancora per i Bloods. Ma ammette – con orgoglio – di aver reclutato in tre o quattro anni almeno una settantina di Dixie cups, come le gang chiamano i bambini dagli 8 ai 13 anni, perché sono usa e getta come i bicchierini di carta e perché, come le tazzine del caffè delle macchinette, ne hanno bisogno sempre di tante. «Avrebbero fatto di tutto per diventare come me», spiega Sheldon.Sheldon non è un caso raro. In molte città degli Stati Uniti il calo generale del crimine degli ultimi cinque anni non è stato accompagnato da un ridimensionamento delle gang giovanili. Al contrario, i gruppi armati che trafficano in droga e medicinali hanno allungato i loro tentacoli nelle scuole, attirando sempre più ragazzini.Il mese scorso la polizia di New York ha arrestato per spaccio 14 minorenni ad Harlem, tutti membri delle gang 2MF e Goons on deck, e tutti iscritti a scuole del quartiere. Secondo gli agenti, dieci delle 13 scuole pubbliche di Harlem sono «infestate» da gang e fanno da teatro a una «vivace» compravendita di crack e cocaina. Ma il problema non si ferma ai confini delle metropoli. Nelle ultime settimane, un’insegnante ha trovato una pistola nello zainetto di un bambino di sette anni a Cape Girardeau, una cittadina del Missouri, dove per la prima volta nell’ultimo anno sono stati notati tatuaggi di gang sulla pelle di ragazzini delle medie.A East Chattanooga, in Tennessee, è emergenza gang dopo che cinque persone, fra cui due minori, sono state uccise in due sparatorie in una settimana. A Bakersfield, in California, 20 studenti delle elementari sono stati sospesi perché indossavano i simboli dei Crips.«Quello che questi ragazzini non sanno è che, secondo le statistiche, per ogni dieci di loro uno sarà falciato da un proiettile prima di compiere trentacinque anni. Altri cinque finiranno in galera», spiega Vincent Vitiello, detective dell’unità anti-gang della polizia di Newark. Eppure ce ne sono sempre altri disposti a far crescere la "famiglia" delle gang. Nel 2010, la polizia contava almeno 28 mila membri in New Jersey. Due terzi avevano meno di diciassette anni.Come Terry Moran, che a nove anni è stato ferito a una coscia durante una sparatoria di fronte a un fast food di Wendy, sempre a Newark. Moran, stando alla polizia, stava andando al fast food dopo la scuola per consegnare un pacco di coca a un membro dei Bloods quando sono cominciati ad piovere colpi da una macchina in corsa. «Non che si sia spaventato – continua Vitiello – non ha fatto nomi e, appena uscito dall’ospedale, ricomincerà a spacciare».Vitiello ha visto abbastanza per sapere come Terry ci sia arrivato, a fare da corriere alle gang: «Padre assente, madre tossica con un giro di fidanzati violenti, due fratelli più piccoli cui far da mangiare quando lei non ritorna a casa – racconta l’investigatore. – Nel giro di qualche anno, la gang diventerà la sua nuova famiglia. Magari continuerà ad andare a scuola, ma solo per spacciare. I suoi capi gli diranno che non gli può succedere niente, perché è minorenne, e lui rischierà sempre di più». Un’analisi con la quale concorda Sandra Hewitt, per trent’anni insegnante in varie elementari di Newark: «La scuola è l’unico posto dove i ragazzini del ghetto con famiglie sbandate hanno un po’ d’infanzia, finché riescono a rimanerci – spiega. – Quando arrivano alla mattina, è come se finalmente respirassero più a fondo. Per qualche ora possono essere bambini. Poi, un giorno, cambiano. Cominciano a risponderti male. Magari la madre ha perso il lavoro oppure hanno cominciato a lavorare per gli spacciatori. Sono entrati in una gang. O sono stati violentati. Da quel momento è difficile recuperarli».Marcus, il fratello di Sheldon, a sei anni sapeva friggere un uovo o preparare i corn flakes per tutti e due. Era diventato anche bravo a nascondere la mazza da baseball perché la madre, al ritorno dal ristorante dove faceva la cameriera, non la usasse per picchiarli quando si gettava nella loro stanza come una furia, sbraitando che loro erano il suo problema, che era per colpa loro se il padre se n’era andato.Allora Marcus, spiega Sheldon, era il suo modello. Ma non lo è rimasto per molto. Qualche anno dopo ha cominciato a farsi. E a 17 anni è morto per overdose. Una fine da perdente, secondo Sheldon: «C’era da aspettarselo. Nei Bloods non è mai stato nessuno: un pesce piccolo. Non come me».
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