Un poliziotto delimita la scena del crimine, dopo la strage nella chiesa di San Francesco a Owo il 6 giugno 2022 - Reuters
Si sta aggravando rapidamente la situazione in Nigeria, la più grande economia del Continente africano: un altro prete cattolico è stato rapito, un attacco jihadista a una prigione nella capitale nigeriana, Abuja, ha liberato centinaia di detenuti, e il convoglio del presidente Muhammadu Buhari è stato preso di mira nel nord del Paese. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno avvertito i loro connazionali di uscire di casa solo se necessario.
«Padre Pietro Amodu, sacerdote della diocesi cattolica di Otukpo, è stato sequestrato nello Stato sudorientale di Benue – ha riferito in un comunicato l’associazione Aiuto alla chiesa che soffre (Acs) –. Stava andando a celebrare la Messa in un villaggio».
Sempre ieri è stata invece presa di mira una chiesa cristiana anabattista a Mubi, nello Stato nordorientale di Adamawa. Gli assalitori hanno fatto irruzione nella residenza del reverendo Daniel Umaru ferendolo gravemente, uccidendo due suoi figli e sequestrando la figlia di 13 anni. Sono almeno 10 i religiosi rapiti o uccisi solo nell’ultimo mese in Nigeria. Nella maggioranza dei casi il loro rilascio è avvenuto dopo qualche giorno con il pagamento di un riscatto o grazie all’intervento delle forze di sicurezza. E, dopo quattro giorni di prigionia, ieri sono stati liberati padre Peter Udo e padre Philemon Oboh, sacerdoti della diocesi di Uromi. Anche Luigi Brenna, missionario somasco, era stato rapito domenica e ora è in salvo dopo essere stato picchiato selvaggiamente.
«Le condizioni per i religiosi stanno peggiorando velocemente – hanno affermato varie fonti delle comunità cristiane –. Da tempo invochiamo le autorità statali affinché garantiscano la nostra sicurezza». Tale auspicio è però ostacolato da altri gravi episodi di violenza come l’irruzione di mercoledì sera nella prigione di Kuje ad Abuja. L’attaco è stato rivendicato dallo Stato islamico nella provincia dell’Africa occidentale (Iswap) e almeno 440 detenuti, in gran parte jihadisti, sono ora liberi.