Manfred Weber (nella foto con Jean-Claude Juncker), 46 anni, ingegnere, dal 2014 è presidente del gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo, dal 2015 è anche vice-presidente della Csu,(l’Unione cristianosociale bavarese, «sorella» della Cdu di Angela Merkel). È inoltre membro del comitato centrale dei cattolici tedeschi. È molto vicino alla cancelliera, europeista – molto più del leader Csu Horst Seehofer e del ministro presidente della Baviera Markus Söder – e nel suo periodo di presidente del gruppo dei Popolari ha saputo gestire con buon equilibrio un raggruppamento decisamente eterogeneo. In passato è stato membro del Parlamento bavarese. (G.M.D.R.)
Il segreto peggio custodito degli ultimi tempi. Scherzano così vari eurodeputati su quel che ieri è diventata ufficialità: la candidatura del presidente del gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo, il tedesco Manfred Weber (della Csu, la «sorella» bavarese della Cdu di Angela Merkel), a capolista popolare alle elezioni che si terranno in tutta l’Ue tra il 23 e il 26 maggio per rinnovare l’Assemblea Ue, e alla successione di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Europea. I media tedeschi ne parlavano da giorni, ieri è stato lo stesso Weber ad annunciarlo.
«Voglio essere capolista Ppe e nuovo presidente della Commissione» ha detto via Twitter. «Le elezioni europee – ha dichiarato poi ai cronisti – decideranno il futuro dell’Europa. L’Ue è sfidata dall’esterno ed è attaccata dall’interno da radicali, nazionalisti, anti-europei. L’intero mondo è in profonda transizione». Un mondo in cui, ha aggiunto, «è necessaria l’auto affermazione dell’Europa e la difesa dei nostri valori. In gioco è la sopravvivenza del modo di vita europeo».
Dunque «andare avanti così non è possibile», urge «ristabilire il legame tra cittadini ed Ue». Weber ha il sostegno della cancelliera, da lei espresso ieri pubblicamente. In effetti a Berlino c’è stata una svolta cruciale: Merkel ha deciso che piuttosto che alla guida della Bce (il mandato di Mario Draghi scade nel novembre 2019), è meglio mirare all’esecutivo Ue, oltretutto i tedeschi non hanno avuto la presidenza della Commissione dai tempi di Walter Hallstein (1958-1967).
La cancelliera ha anche una molla interna: placare la sempre più riottosa ed euroscettica Csu. Così Berlino scarica il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che aspirava al posto di Draghi, e aumenta le chance del ritorno di un francese alla guida della Bce (i nomi più gettonati sono quelli di Benoit Coeuré, membro del direttivo della Banca, e François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France). Weber, vicino a Merkel, appartiene all’ala più moderata ed europeista della Csu, e non ha condiviso lo spostamento a destra in chiave anti-migranti e anti-Ue del leader Horst Seehofer.
Ed è visto per questo come un buon pontiere tra destra e moderati. Vari gruppi contestano però che sia troppo tradizionalista e non sia stato abbastanza deciso con il premier ungherese Viktor Orbán (il cui partito Fidesz è membro del Ppe) che ha accentuato sempre più una retorica anti-migranti e di sfida a Bruxelles. Il tedesco ha comunque discrete chance, anche perché secondo i sondaggi il Ppe dovrebbe restare primo partito al Parlamento Europeo. Tuttavia la sua partita è tutt’altro che giocata, il candidato ufficiale del Ppe sarà votato solo alla riunione del partito che si terrà a novembre a Helsinki. Weber gode di un buon consenso tra i Popolari e dovrebbe spuntarla, ma ha l’handicap di non aver mai rivestito un incarico di governo.
E potrebbe avere sfidanti di peso nel Ppe, anzitutto il capo-negoziatore per la Brexit, Michel Barnier (ex ministro, con però lo svantaggio di non esser appoggiato dal presidente Emmanuel Macron) e Alexander Stubb (ex premier finlandese). Oltretutto la stessa Merkel, che rifiuta, come Macron, l’automatismo tra capolista e presidenza della Commissione (difeso dal Parlamento Europeo), resta prudente, si mormora che tenga come riserva un suo fedelissimo, l’attuale ministro dell’Economia Peter Altmaier. Tra i nomi non Ppe che circolano per la successione di Juncker figurano l’attuale commissario alla Concorrenza, la liberale danese Margrethe Vestager, e l’ex cancelliere austriaco Christian Kern (socialista).
La decisione finale arriverà al Consiglio Europeo di giugno. Non sarà facile, comunque, per i Popolari trovarsi alleati in Parlamento, con i Socialisti, loro tradizionali alleati a Strasburgo, decimati e l’avanzata dei populisti. Del resto la partita Commissione si innesta con quella per un’altra carica importante, da decidere sempre a giugno: quella di presidente del Consiglio Europeo dopo Donald Tusk. Tra i nomi che girano, il premier olandese Mark Rutte, l’ex premier irlandese Enda Kenny, il presidente lituano Dalia Grybauskaite e l’ex premier danese Helle Thorning-Schmidt. Si sente fare però anche un nome ancora più di peso: la stessa Angela Merkel, ormai sempre più fragile a casa. Berlino per ora smentisce.