Il muro dei lutti, all'esterno della Cattedrale di San Michele - Nello Scavo
Comincia il terzo anno di una guerra che nessuno sa come mettere a tacere. In due anni l’Ucraina ha ripreso gran parte del territorio occupato dai russi nel 2022. In due anni Mosca ha perso l’ambizione di conquistare l’intera Ucraina, ma non rinuncia a guadagnare terreno e tenersi il resto.
Kiev è avvolta da un tempo sospeso. Quando si fa notte le sirene riprendono a suonare. Vienee colpita Odessa, mentre la capitale attende di sapere se Vladirmir Putin vuole sottolineare a suo modo, come due anni fa, che le sue intenzioni non sono cambiate.
A corto di munizioni e senza una copertura aerea, per non fiaccare il morale le forze armate preannunciano la fine dell’addestramento dei piloti dei caccia F-16 forniti da Paesi Nato e che potrebbero entrare in azione in primavera. Uno scenario che ha come effetto la momentanea accelerazione delle operazioni russe sul terreno, mentre su tutto il fronte, dal confine nord con la Russia alla regione di Kherson verso la Crimea, vengono intensificati i raid dei droni di ”Made in Teheran”.
«E se i russi volessero assediarci di nuovo fino a qui? Chi ci difenderebbe ancora», è la domanda che si ascolta nei caffé, dove la guerra sembra lontana, ma la paura è compagnia quotidiana. Oggi arriveranno da Ursula Von Der Leyen a Giorgia Meloni al premier canadese Trudeau. Verranno a rinnovare la promessa di non lasciare da sola l’Ucraina.
Davanti alla parata dei cingolati russi ridotti in ferraglia, non c’è più la piccola folla di scolari che curiosano. E sul lungo muro azzurro che circonda la cattedrale di San Michele, trasformato in memoriale per i caduti, le fotografie dei soldati mai più tornati dal fronte sono un carosello triste che si allunga ogni giorno. L’anziana madre di un artigliere è venuta ad attaccare la foto del figlio, mentre con la mano spazza il velo gelato sulle altre immagini. Non c’è quasi più spazio. Da un sacco di stoffa colorata prende delle mele e le dona ai passanti. «Mettetela sulla finestra di casa vostra - dice - così vi ricorderete di pregare per lui».
Con le forze ucraine in svantaggio sul terreno, Kiev non pensa a una nuova controffensiva, per quanto ciclicamente annunciata. Di nuovo, c’è da respingere l’invasione. «Neanche i russi sono quelli di due anni fa», assicura il soldato che a Bakhmut ci aveva quasi rimesso un braccio e adesso può usarlo a stento per chiedere un’offerta per le famiglie dei caduti. Lo hanno messo a guardia dei corazzati nemici fatti a brandelli, in posa per le foto ricordo tra le cupole scintillanti delle cattedrali. Racconta di quanto proprio lui aveva centrato il blindato dei mercenari Wagner e quattro non riuscirono a liberarsi dalla trappola di fuoco. Dai suoi commilitoni ancora al fronte riceve i filmati che nel passaparola dei combattenti infiammano più della retorica dei generali. In uno dei video si vedono dei corpi carbonizzati, sbranati dai porci scappati da un allevamento bombardato.
Un reduce di Bakhmut, sopravvissuto al tiro dei cecchini russi - Nello Scavo
Da Avdiivka, appena conquistata dall’Armata Russa nell’oblast di Donetsk il leader filorusso del distretto, Dimitri Shevchenko, ha annunciato la concessione del passaporto di Mosca ai residenti. Sul suo canale Telegram mostra due vecchiette con il libretto nuovo in mano. Con quello potranno recarsi a votare per le presidenziali russe di metà marzo, quando per la prima volta i territori annessi del Donbass potranno dare il loro contributo allo scontato trionfo di Putin. Da fonti ufficiali russe, però, si apprende che il nuovo documento è stato richiesto da trenta persone.
Per le strade di Kiev c’è chi ricorda che tra i più colpiti dalla guerra ci sono «i pazienti oncologici pediatrici (4.500 in tutta l’Ucraina), i feriti gravi (1.284 tra bambini amputati, feriti o operati) e i nati prematuri, di cui si registra un aumento del 10%». Lo spiega la “Fondazione Soleterre”, l’Ong italiana attiva in 14 ospedali e reparti pediatrici ucraini. Con 1.336 attacchi alle infrastrutture sanitarie, l’intero sistema della Salute non starebbe in piedi senza gli aiuti dall’Estero. Ma per ogni euro speso per la Sanità, 9 ne vengono impiegati per le spese militari.
Negli ultimi due anni i bambini nelle città a ridosso della prima linea sono stati costretti a trascorrere dalle 3.000 alle 5.000 ore (fino a sette mesi in totale) nascosti nei seminterrati, in stazioni sotterranee della metropolitana, in bunker o ripari di fortuna. Secondo un rapporto dell’Unicef solo nella regione di Zaporizhzhia e Kharkiv gli allarmi aerei sono risuonati più di 3.500 volte e quasi 6.200 nella regione di Donetsk. Secondo l’Unicef 3,3 milioni di minorenni hanno bisogno di assistenza umanitaria. «La guerra ha devastato la salute mentale e la capacità di apprendimento dei bambini», ha dichiarato Catherine Russell, direttrice dell’agenzia Onu per l’infanzia.
Decine di migliaia di sfollati sono ancora nei Paesi di confine. Come la Moldavia, da dove giunge la nuova minaccia proprio in vista delle elezioni presidenziali a Mosca. Da Lunedì il “parlamento” della repubblica non riconosciuta di Transnistria discuterà della possibilità di chiedere di essere annessi alla Russia. Il voto è previsto per il 28. Un sì aprirebbe un nuovo fronte. Nel capoluogo Tiraspol si trovano già 1.500 soldati russi di una “forza di pace”. E se un pezzo di Moldavia venisse ufficialmente assorbito dalla “Madre Russia”, la diplomazia non avrebbe molto tempo per scongiurare un allargamento del conflitto.